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Creative Ageing. Aggiungere giorni alla vita e vita ai giorni.

Scritto da Catterina Seia | 08 dic 2021

Il ruolo della cultura nell’invecchiamento attivo. Buone pratiche dai Paesi Bassi.

“Ognuno ha l’età che si sente”. Lo afferma una Regina dal cuore giovane. La sovrana Elisabetta d’Inghilterra, pronta a festeggiare il giubileo di platino -ovvero i 70 anni sul trono- alle soglie dei 95 anni declina gentilmente il premio “Anziana dell’Anno” offerto dalla rivista Oldie che ogni anno incorona un cittadino con meriti civili che abbia superato l’età della pensione. L’età psicologica sostiene l’età biologica e il benessere percepito. La mente ha un ruolo importante nella cultura della giovinezza che include la curiosità, il lasciarsi scaldare il cuore dai sentimenti, coltivare interessi e progetti. Volersi bene. Chi è attivo ha una probabilità che varia dal 30% al 50% di sentirsi più giovane, secondo un recente studio di Alex Zhavoronkov, del Buck Institute for Research on Aging in California.

 

Il tema interessa una fascia ampia della popolazione occidentale e l’autonomia nella terza e nella quarta età, data dallo stato di salute biopsicosociale e dall’inclusione, diventa quindi un fattore cruciale per la qualità sociale e per la spesa pubblica.

 

Ma in tutto questo che ruolo può avere l’Arte?

A partire dai pionieristici studi di Lars Olov Bygren, condotti fin dagli anni Ottanta in Svezia dal Dipartimento di Medicina Sociale dell’Università di Umea, la scienza ha cercato anche correlazioni oggettive tra partecipazione culturale e la longevità. La cultura allunga la vita.

Gli esiti degli studi hanno consentito al team di pubblicare, nel 1996, una ricerca miliare sul The British Medical Journal, dimostrando una maggiore longevità di coloro che hanno una vita culturale intensa. Da quel momento, molte ricerche soprattutto Nord Europee (Konlaan 2000, Hyppa 2006) e Canadesi (Iwasaki 2006) hanno rafforzato la tesi e avanzato diverse ipotesi sui meccanismi biologici in gioco.

 

Ma oltre a quanto  vivremo, la domanda di ricerca è soprattutto come vivremo negli ultimi anni, passando dal dato puramente biologico a quello della qualità della vita. Il ruolo dell’arte e della cultura, su questo fronte, si fa ancor più interessante e il crescendo wagneriano degli studi degli ultimi 20 anni ha ampiamente investigato questa relazione.

 

La partecipazione culturale, che stimola funzioni cerebrali, cognitive e l’inclusione sociale con tangibili effetti biologici sui sistemi nervoso-endocrino ed immunitario, si prospetta come una risorsa di promozione della salute, di resilienza, soprattutto dopo la pandemia, che ha colpito i più fragili e segnato le vite con ferite invisibili generate dall’inverno delle relazioni.

Da segnalare in questo senso il lavoro della ricercatrice britannica Daisy Fancourt dell’Università di Oxford, che nel 2018 ha argomentato in uno studio longitudinale il contributo delle diverse forme di  engagement  culturale al contrasto al declino cognitivo, dimostrando che - indipendentemente da altri fattori demografici, sanitari e sociali - la visita a musei, gallerie e mostre, nonché la fruizione di spettacoli teatrali, musicali o operistici sono effettivamente associati a un minor calo della funzione cognitiva in età adulta.

Una ricerca tra Olanda e Italia

Se spostiamo la lente sulle politiche nel settore culturale, quali sono gli attuali fronti di intersezione tra cultura e invecchiamento attivo? Il percorso di ricerca Creative Ageing, condotto tra il 2020 e 2021 dall’Ambasciata dei Paesi Bassi in Italia, in collaborazione con la società bolognese BAM! Strategie Culturali, attraverso una call for projects ha intercettato oltre 130 progetti da tutta Italia: un report finale ha messo in luce le caratteristiche dell’ecosistema italiano che presenta una straordinaria vivacità di buone pratiche, confrontando le politiche dei due paesi.

 

Vanno certamente segnalate alcune reti che si distinguono per la loro continuità, per la capacità di impatto e per la costruzione di relazioni internazionali ( Musei Toscani per l’Alzheimer, Dance Well).

La mappatura ha fatto emergere inoltre progetti meno visibili a livello nazionale, ma radicati sui loro territori, come i laboratori teatrali gratuiti per anziani condotti dal 2005 dalle Compagnie Malviste di Milano, con “residenze artistiche” in luoghi di villeggiatura, con un filone specifico di lavoro dedicato alle persone con Alzheimer e nel napoletano ADA-Associazione Diritti degli Anziani che con Anziani guide della storia ha formato anziani come guide turistiche per la della città di Ercolano.

Progetti europei, transettoriali e innovativi, indicano strade potenziali: tra questi FUSION, che coinvolge designer e maker per lo sviluppo di prodotti tessili su misura per fornire soluzioni di invecchiamento attivo, attraverso la produzione digitale e il co-design e Longevicity, finalizzato a supportare l’inclusione sociale in contesti urbani, attraverso la valutazione della walkability, ovvero accessibilità, comfort e sicurezza per gli anziani.

 

In Olanda le politiche di Welfare che abbracciano la Cultura sono innovative e prestano attenzione alla dignità dell’invecchiamento, come dimostrano i tre programmi del Ministero della Salute, Benessere e Sport: la lotta alla solitudine, grazie a reti e alleanze locali tra settore sociale e imprese, unite in una Coalizione nazionale contro la solitudine; il miglioramento delle strutture di assistenza, attraverso la cura dei luoghi e la formazione del personale; l’attenzione alla qualità della vita domestica, con programmi di formazione per caregiver e volontari.

 

Un ruolo trainante è quello dei Fondi Culturali che hanno tra i loro compiti il sostegno a progetti e lo stimolo alla collaborazione internazionale. Nello specifico, il Fund for Cultural Participation (Fonds voor Cultuurparticipatie) e il Creative Industries Fund NL (Stimuleringsfonds Creatieve Industrie) hanno attivato programmi sull’invecchiamento creativo, come Age Friendly Cultural Cities 2017 -2020, volto a incentivare le città a migliorare la partecipazione culturale attiva degli anziani, collaborando con le istituzioni culturali. La open call Designing a Community of Care ha finanziato progetti di sviluppo e visioni strategiche per quartieri più sani, vivi e inclusivi, per nuove forme di assistenza comunitaria, stimolando la collaborazione tra fornitori di assistenza sanitaria, società edilizie residenziali, e gruppi di designer, architetti e creativi.

Grazie al sostegno di questi programmi, l’Olanda offre diverse best practice. Nei musei troviamo dal 2013 il programma per le persone con demenza e i loro carer,  Indimenticabile (Onvergetelijk): partito dallo Stedelijk Museum Amsterdam e dal Van Abbemuseum di Eindhoven, oggi in una rete stabile di 12 musei in tutto il paese. Visite guidate e workshop su alcuni oggetti del museo stimolano discussione, condivisione di racconti, ricordi, associazioni e idee.

 

Dal 2014 la scrittura è lo strumento creativo di Anziani e Storie (Ouderen en Verhalen) frutto della collaborazione tra il gruppo di case di riposo Vitalis e la casa di produzione Wintertuin. Giovani ed entusiasti scrittori entrano negli istituti per rompere la monotonia con nuovi racconti (Lo scrittore in residenza), organizzano programmi di sviluppo talenti ultraottantenni (La casa dei racconti), oppure si trasformano i centri per anziani in teatri per spettacoli, conferenze e laboratori (Il Grande festival letterario). Si prende di petto il problema della solitudine e della depressione: scrivendo, facendo scrivere e condividendo racconti per tornare parte del mondo. Lo enuncia, in modo sintetico e esauriente, uno slogan del progetto: “Prosa al posto del Prozac”.

 

I fondi culturali sostengono progettualità sul design, sfociate in progetti di innovazione sociale e percorsi d’impresa. Tra questi  Klusplus (2019), selezionato dalla open call Designing a Community of Care, ricorda un ufficio di collocamento per anziani, sviluppato dai progettisti Manon van Hoeckel e Nicky Liebregts, in collaborazione con la Fondazione Humanitas, basato sulla consapevolezza che il rischio di solitudine e emarginazione cresce quando la persona non sente di dare contributo alla società.

 

La collezione Alzheimer Empathy, con la quale la designer e infermiera Gerjanne van Gink crea prodotti smart come lo specchio ADS, che offre sostegno alla routine attraverso  la pratica del mirroring: nel momento in cui l’utente prende lo spazzolino o la spazzola, sullo specchio appare un video in cui l’utente può osservare come lavarsi i denti o pettinarsi i capelli. 

 

Progetti che in Olanda si inseriscono in un quadro di politiche abilitanti, ancora assenti in molti altri Paesi.

 

A cura di Catterina Seia con
Federico Borreani, presidente di BAM! Strategie Culturali e responsabile del progetto Creative Ageing e Massimo Finistrella, assistant project manager, co-autore del report di Creative Ageing