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astronaut on mars
Paolo Rossi Castelli22 apr 20212 min read

Batteri spaziali per gli astronauti “agricoltori”

Identificati tre ceppi sconosciuti all’interno della Stazione internazionale in orbita intorno alla Terra. Potranno aiutare a fare crescere vegetali in condizioni estreme (forse anche su Marte). 

La Stazione Spaziale Internazionale (ISS), in orbita permanente intorno alla Terra, non smette di stupire e di fornire spunti interessanti di studio. L’ultimo, raccontato sulla rivista scientifica Frontiers in Microbiology, è relativo alla scoperta - all’interno della navicella spaziale - di tre nuovi ceppi della famiglia batterica Methylobacteriaceae, potenzialmente utili per le coltivazioni di vegetali durante la navigazione nello spazio, o su altri pianeti.  

«Per resistere alle condizioni ambientali estreme delle missioni nello spazio profondo - si legge in un comunicato di “Frontiers” (l’editore della rivista) - il cibo coltivato al di fuori della Terra ha bisogno di un aiuto in più da parte dei batteri. La recente scoperta a bordo della Stazione Spaziale Internazionale potrà consentire ai ricercatori di creare il "carburante" per aiutare le piante a resistere a tali situazioni stressanti». 

Fortissime capacità di adattamento 

tre nuovi ceppi, mai apparsi prima, sono stati trovati in zone diverse dell’ISS durante due missioni, e sono stati chiamati, in sigla, IF7SW-B2T, IIF1SW-B5, e IIF4SW-B5. Sulla ISS è stato individuato anche un quarto ceppo (definito Methylorubrum rhodesianum), che era già stato identificato una prima volta qualche anno fa.  

L’importanza di questi microrganismi risiede nel fatto che sono capaci di fissare l’azoto e di solubilizzare il potassio, nonché di sviluppare tossine contro specie antagoniste e vivere in condizioni di apparente mancanza di nutrimento, tutti processi indispensabili per lo sviluppo di vegetali in ambienti extraterrestri: per questo sono stati accolti con grande interesse. 

L’ISS è continuamente sottoposta a indagini microbiologiche, e di disinfestazione, perché si vuole evitare qualunque pericolo di contaminazione per gli astronauti. Al tempo stesso, però, si studiano anche le popolazioni di microrganismi che riescono a sopravvivere e si sviluppano autonomamente, sia dentro alla Stazione spaziale, che sulle pareti esterne (questo tipo di osservazioni procede ormai da diversi anni). Finora sono stati raccolti più di mille campioni, molti dei quali aspettano ancora di essere inviati sulla Terra per indagini microbiologiche, ma si sta anche cercando di costruire un mini-sequenziatore del loro codice genetico da utilizzare direttamente sulla Stazione spaziale stessa, che potrebbe fornire risposte in tempi rapidi. 

Stretta collaborazione con la NASA 

La scoperta dei tre nuovi ceppi è stata fatta da ricercatori della University of Southern California e dell’Università di Hyderabad (India), che collaborano con la NASA e sono specializzati nello studio della vita in condizioni estreme.  

Gli studiosi hanno proposto di chiamare i tre nuovi ceppi (e la specie che costituiscono) Methylobacterium ajmalii, in onore di uno dei massimi esperti di biodiversità, Ajmal Khan. 

Visto che la NASA ha in programma di portare gli esseri umani su Marte - e potenzialmente oltre - il National Research Council Decadal Survey degli Stati Uniti ha raccomandato che la NASA stessa utilizzi la Stazione spaziale internazionale come "banco di prova per il rilevamento dei microrganismi. Sarà comunque necessaria una più ampia serie di esperimenti, per dimostrare che questo tipo di batteri sia davvero in grado di aiutare in modo determinante l’agricoltura spaziale. 

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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