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Il legame nascosto tra il cervello e il sistema immunitario

Scritto da Paolo Rossi Castelli | 09 mag 2025

Due studi della Harvard Medical School e del MIT iniziano a chiarire il complesso legame tra cervello e sistema immunitario, spiegando come quest’ultimo possa influenzare direttamente le aree cerebrali che regolano emozioni e relazioni sociali. Una scoperta che potrebbe cambiare il futuro della cura di disturbi neurologici e psichiatrici.

Dopo un’infezione, o dopo il riemergere di una malattia autoimmune, molte persone mostrano sbalzi d'umore prolungati, ansia persistente e alterazioni del comportamento. Da decenni i medici osservano questo fenomeno, ma fino a oggi è stato difficile decifrare la relazione precisa fra cervello e sistema immunitario.

Ora, due nuovi studi condotti dalla Harvard Medical School e dal Massachusetts Institute of Technology di Boston (Stati Uniti) offrono una spiegazione dettagliata.

Sistema immunitario e stress

I ricercatori sono riusciti a ricostruire passo dopo passo, negli animali da laboratorio, il modo in cui il sistema immunitario influenza specifiche aree cerebrali responsabili delle emozioni (come ansia e stress) e dei comportamenti sociali, affiancando l’azione del cervello. È un capovolgimento di orizzonte, che potrebbe aprire le porte in futuro a un modo diverso di curare alcuni disturbi neurologici e anche psichiatrici.

"Identificando come e dove funzionano i recettori delle citochine nel cervello - conferma Jun Huh, immunologo di Harvard - stiamo iniziando a svelare la complessa relazione tra sistema nervoso e sistema immunitario. Ci auguriamo che questi risultati portino a nuove terapie per disturbi come lansia".

Il ruolo centrale delle citochine 

I ricercatori del Massachusetts Institute of Technology, hanno dimostrato che due specifiche citochine (in sigla IL-17A e IL-17C), prodotte nei meccanismi infiammatori, aumentano all’interno del cervello l'attività dell'amigdala: la "centrale della paurae di altre emozioni come ansia e stress. Le infiammazioni, lo ricordiamo, sono uno dei classici sistemi difensivi attivati dal sistema immunitario. Un incremento di queste molecole rende i topi più ansiosi, spingendoli a evitare gli spazi aperti e riducendo la loro capacità di esplorare.

Sul versante opposto, unaltra citochina antiinfiammatoria (IL-10), smorza lattività dellamigdala e tranquillizza” il comportamento.
Da questo punto di vista quindi, il sistema immunitario produce sostanze che agiscono regolando lumore, come fanno, per certi aspetti, i classici neuromodulatori (dopamine, endorfine) prodotti dal sistema nervoso.

I ricercatori di Harvard hanno invece scoperto che alcune citochine (IL-17A, IL-17B, IL-17E e IL-17F ) migliorano il comportamento sociale nei topi con caratteristiche simili all'autismo. Normalmente, questi animali mostrano un ridotto interesse sociale ma, quando ricevono una somministrazione di citochine, aumentano il loro coinvolgimento con altri topi e, nello stesso tempo, riducono i comportamenti ripetitivi.
A sorpresa, il team ha anche verificato che una particolare citochina (IL-17E) è prodotta dai neuroni all'interno del cervello stesso, sfidando quello che si era sempre pensato (e cioè che le citochine fossero un prodotto del sistema immunitario) e aprendo nuove strade per la ricerca.

Quindi cosa infuenza l’umore? 

Fermo restando che nuovi studi saranno necessari per capire se i meccanismi pubblicati dai ricercatori sono presenti anche negli esseri umani, emerge un nuovo paradigma per definire quali “percorsi” biologici regolano davvero i nostri stati d’animo e le nostre percezioni emotive.
Da secoli si ritiene che il “centro di controllo” sia quasi esclusivamente nel cervello, e la maggior parte delle terapie farmacologiche è stata mirata su questo presupposto. Ma sempre più di frequente emergono collegamenti anche con altri apparati (come per esempio con l’intestino), e adesso anche con il sistema immunitario. Probabilmente in futuro una parte dei disturbi neurologici e psichiatrici potrà essere curata in un modo molto diverso da quello attuale (cioè con farmaci che regolano la risposta immunitaria).
Di sicuro, dovrà cambiare anche l’approccio “culturale”, che finora ha portato a suddividere in modo rigido i vari apparati dell’organismo (il sistema nervoso, appunto, quello immunitario e altri ancora). In realtà, noi siamo il risultato di intrecci molto più complessi e sfumati.