Mettere le persone al centro con le loro potenzialità. La prescrizione sociale sta entrando a pieno titolo nel dibattito come approccio capace di sancire alleanze tra settori per la creazione di contesti di vita salutogenici, promotori di salute, e di rafforzare l’integrazione nei percorsi di cura, facilitando l’accesso delle persone a una rete di risorse di prossimità attive sul territorio.
Questi percorsi possono includere attività e servizi che rispondono a bisogni pratici, relazionali ed emotivi, contribuendo a promuovere un accesso alla salute più equo e sostenibile. Si inseriscono all’interno di un approccio olistico alla cura, che considera l’insieme dei determinanti sociali della salute, dando spazio anche a interventi basati sul contatto con la natura (Green social prescribing) e ad attività artistiche e culturali (Arts on prescription).
Questa visione si inserisce in un più ampio ripensamento dell’assistenza primaria, attualmente in corso, volto a promuovere un approccio personalizzato e accessibile, fondato su interventi a bassa soglia, sulla medicina territoriale e sulla valorizzazione della rete di relazioni attive all’interno di ciascuna comunità.
Tuttavia, è fondamentale creare ponti per disegnare servizi realmente integrati. In diversi Paesi anglosassoni in cui questo approccio è già consolidato, è centrale la figura professionale degli operatori di collegamento (link workers), formalmente riconosciuta come parte integrante dei team multidisciplinari attivi nei contesti di cure primarie, in cui svolge un ruolo centrale nei percorsi di prescrizione sociale.
Con il Long Term Plan pubblicato dal Servizio Sanitario Inglese (NHS England) nel 2019, è stato definito un obiettivo strategico: reclutare 1.000 operatori di collegamento entro il 2021, al fine di ampliare l’offerta di interventi di prescrizione sociale su scala nazionale. L’impegno è stato sancito dal documento guida pubblicato nel 2022 da NHS England per supportare le Primary Care Networks (PCNs) nell’attuazione delle misure di cura personalizzata previste dal Network Contract Directed Enhanced Service (DES), affinché ogni paziente possa accedere a un link worker.
Gli operatori di collegamento per la prescrizione sociale svolgono un ruolo essenziale nel migliorare la salute e il ben-essere delle persone con patologie croniche, che vivono situazioni di disagio mentale, isolamento sociale o che presentano bisogni complessi di natura sociale. L’accesso ai servizi offerti dai link workers può avvenire tramite invio da parte di un medico di medicina generale oppure su iniziativa dello stesso paziente (auto-invio).
Dopo l’avvio del contatto, l’operatore lavora in stretta collaborazione con la persona per individuare risorse, attività o servizi disponibili nel contesto locale, capaci di rispondere in modo mirato alle sue esigenze e di sviluppare un percorso verso un maggiore ben-essere.
Secondo il Servizio Sanitario Inglese, gli effetti attesi di questi interventi mirano a favorire cambiamenti significativi nella vita quotidiana dei pazienti, facendo sì che ogni persona:
Il ruolo e le competenze degli operatori di collegamento sono definiti all’interno di due documenti chiave: il Workforce Development Framework for Social Prescribing Link Workers e la Reference Guide for Primary Care Networks.
Il rapporto tra il link worker e il paziente si basa su un approccio centrato sulla persona, guidato dalla domanda: “Cosa conta per te?”, che orienta l’intero percorso di ascolto, supporto e accompagnamento.
Tra le principali funzioni svolte dall’operatore di collegamento vi è la conduzione di conversazioni personalizzate, in cui tempo e ascolto attivo sono strumenti fondamentali per esplorare i bisogni individuali di natura non clinica. Si tratta di una risposta attenta e non medicalizzata, che spesso non può essere offerta dal medico di base a causa del tempo limitato e, in molti casi, della mancanza di una formazione orientata alla persona nella sua interezza, e non soltanto al paziente come portatore di sintomi.
Questo primo momento di ascolto è essenziale per individuare le problematiche che influenzano la salute e il ben-essere complessivo. Sulla base di quanto emerso, l’operatore sviluppa un piano personalizzato di cura e supporto (Personalised Care and Support Plan – PCSP), che valorizza le risorse personali, tiene conto degli obiettivi di vita e delle opportunità concrete offerte dal territorio.
Un elemento distintivo del lavoro dell’operatore è infatti la capacità di costruire connessioni tra la persona e il contesto comunitario, facilitando l’accesso a una vasta gamma di attività e servizi: dai gruppi artistici, sportivi e culturali, alle esperienze a contatto con la natura, fino a consulenze specialistiche in ambito sociale, abitativo o finanziario.
Nel loro operato, i link workers fanno ampio uso di strumenti relazionali e tecniche di coaching, come il colloquio motivazionale, che rafforzano l’autonomia della persona e la consapevolezza nella gestione della propria salute e delle proprie scelte.
Inoltre, svolgono un’azione di collaborazione trasversale, lavorando fianco a fianco con enti del terzo settore, autorità locali, servizi sanitari e sociali, in un’ottica di integrazione delle risposte ai bisogni delle comunità.
Infatti, l’operatore di collegamento può ricevere segnalazioni (referrals) da una pluralità di soggetti, tra cui medici di base, farmacie, servizi sociali, pronto soccorso, centri per l’impiego e organizzazioni di volontariato.
Dal punto di vista operativo, il lavoro del link worker si sviluppa attraverso percorsi che prevedono generalmente cicli di 6-12 incontri distribuiti su circa tre mesi, con momenti regolari di follow-up e verifica.
Gli operatori sono responsabili anche del monitoraggio dell’impatto delle attività svolte, utilizzando strumenti di valutazione riconosciuti, come l’ONS4 (Office for National Statistics – 4 indicators of wellbeing) o altri strumenti validati, per misurare i progressi raggiunti e l’efficacia complessiva degli interventi.
In merito all’efficacia dei servizi offerti dai link workers in Inghilterra, una recente ricerca di ampia scala – finanziata dal National Institute for Health and Care Research (NIHR) e coordinata da un team dell’Università di Manchester, in collaborazione con le Università di Edimburgo, Newcastle e Bristol – ha analizzato l’effetto dell’introduzione degli operatori di collegamento per la prescrizione sociale all’interno delle reti di assistenza primaria, con l’obiettivo di valutare se tale implementazione abbia effettivamente contribuito a migliorare gli esiti di salute nella popolazione.
Lo studio si basa sull’analisi di dati provenienti da oltre 4 milioni di rispondenti alla General Medicine Patient Survey, raccolti tra il 2018 e il 2023, integrati con informazioni sulla distribuzione del personale all’interno delle Primary Care Networks. Per valutare l’associazione tra la disponibilità di operatori di collegamento e gli esiti riferiti dai pazienti, i ricercatori hanno utilizzato modelli di regressione logistica, uno strumento statistico che consente di analizzare se, e in che misura, l’aumento di una determinata variabile (in questo caso, la presenza dei link workers) sia correlato a un cambiamento nella probabilità di determinati esiti, come ad esempio la soddisfazione per i servizi ricevuti.
La presenza degli operatori è stata misurata in termini di “equivalenti a tempo pieno” (FTE – Full-Time Equivalent) ogni 50.000 pazienti, al fine di confrontare i territori con una maggiore o minore disponibilità di link workers rispetto agli esiti percepiti e riportati dagli utenti.
I risultati dello studio indicano che una maggiore disponibilità di operatori di collegamento per la prescrizione sociale è associata a miglioramenti misurabili nell’esperienza dei pazienti, in particolare tra coloro con patologie croniche o disturbi mentali. L’incremento della presenza di link workers si traduce in una maggiore fiducia nella gestione delle condizioni di salute a lungo termine, una percezione più positiva del supporto ricevuto dai servizi locali e una valutazione complessivamente migliore del rapporto con il medico di base.
In termini quantitativi, l’assunzione di un operatore a tempo pieno in una Primary Care Network di dimensioni medie è stata associata a 56 persone in più che si sentono adeguatamente supportate e 104 persone in più che dichiarano un’esperienza positiva di assistenza medica.
Estendendo il modello a livello nazionale, i ricercatori stimano che l’introduzione di un link worker FTE ogni 50.000 abitanti potrebbe portare benefici a circa 47.000 persone, che dichiarerebbero maggiore fiducia nella gestione della propria condizione, e a circa 132.000 persone, che riferirebbero un’esperienza positiva nell’assistenza primaria.
Queste evidenze sono supportate da un recente report della National Academy for Social Prescribing (NASP), intitolato The Impact of Social Prescribing on Health Service Use and Costs: Examples of local evaluations in practice, pubblicato nel 2024. La ricerca segnala un corpo di prove solido e in continua crescita a favore della prescrizione sociale come dispositivo non medico che può contribuire a una riduzione significativa dell’utilizzo dei servizi sanitari, in particolare per quanto riguarda gli appuntamenti evitabili con il medico di base, i ricoveri ospedalieri e gli accessi al pronto soccorso.
Analizzando i risultati di valutazioni locali condotte in nove aree dell’Inghilterra, emergono dati particolarmente rilevanti. Tra questi:
Questi risultati confermano il potenziale della prescrizione sociale non solo nel migliorare il ben-essere individuale, ma anche nell’alleggerire il carico sui servizi sanitari, con ricadute positive in termini di sostenibilità del sistema.
Nel complesso, le evidenze dimostrano come l’integrazione strutturata dei link workers nei percorsi di assistenza primaria possa generare benefici tangibili sia per i singoli pazienti, in termini di ben-essere percepito e qualità dell’esperienza di cura, sia per il sistema sanitario nel suo insieme, grazie alla riduzione della pressione sui servizi medici tradizionali. Alla luce di questi risultati, la prescrizione sociale si configura sempre più come uno strumento strategico di sanità pubblica, capace di intercettare bisogni complessi attraverso un approccio personalizzato, preventivo e basato sulla comunità. Investire nella sua diffusione e nel consolidamento delle relative professionalità rappresenta quindi una leva fondamentale per promuovere modelli di cura più sostenibili ed equi.
A conferma della crescente esigenza di percorsi formativi dedicati a questo nuovo paradigma di cura, la quinta edizione del corso di Cultura e Salute, intitolata “Medici e Prescrizione Sociale. Curare con sport, natura, cultura e volontariato”, promossa dalla Facoltà di scienze biomediche dell’Università della Svizzera italiana (USI) in collaborazione con IBSA Foundation e la Divisione Cultura della Città di Lugano, si propone come occasione di approfondimento internazionale e multidisciplinare.
Il corso, che si è tenuto dal 6 ottobre al 24 novembre 2025, ha esplorato le molteplici dimensioni della prescrizione sociale, con il contributo di studiosi ed esperti provenienti da Europa, Stati Uniti, Canada, Singapore e Giappone.
Per approfondire:
Catterina Seia e Elena Rosica, L’epidemia della solitudine: una fragilità collettiva, 30 maggio 2025;
Catterina Seia e Marta Reichlin, Le risorse della comunità per la salute di tutti, 29 maggio 2024;
Catterina Seia e Sara Uboldi, Pazienti o persone? Sette passi per avviare un cambio di paradigma, 29 marzo 2023;
Catterina Seia e Sara Uboldi, Come combattere l’ansia senza farmaci con la “prescrizione sociale”, 26 luglio 2022