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Mercurio nel pesce: la scoperta promettente dal microbiota

Scritto da Paolo Rossi Castelli | 23 mag 2025

I ricercatori dell’Università della California e dello Scripps Institution of Oceanography hanno modificato un batterio intestinale inserendo nel suo codice genetico del DNA preso da batteri che sanno difendersi bene dal mercurio. I risultati sono apparsi molto positivi e nei prossimi mesi si cercherà di capire se questo batterio potrà essere trasformato in un integratore sicuro ed efficace anche per gli esseri umani.

Il pesce fa bene, ma alcuni animali marini (in particolare i grandi predatori come il tonno rosso) contengono livelli di mercurio che possono risultare tossici per il sistema nervoso e altri organi. La presenza del mercurio nel pesce è un problema già noto, tanto che molte linee guida nutrizionali consigliano di non esagerare con il consumo di queste carni e, in gravidanza, di limitarle al minimo nonostante contengano preziosi acidi grassi omega-3.

Le principali fonti di contaminazione da mercurio

Attualmente non ci sono soluzioni adeguate per eliminare il mercurio dal pesce, anche perchè questa sostanza è largamente presente nel mare, per effetto di fenomeni naturali ma soprattutto per colpa degli scarichi industriali legati a certi tipi di lavorazione (ad esempio, estrazione dell’oro e produzione di plastica PVC), o per lo smaltimento improprio di rifiuti come le batterie e i vecchi termometri. In più, un’ampia parte del mercurio arriva dalle emissioni degli impianti che usano il carbone come combustibile. Le emissioni viaggiano nell’aria anche per lunghi tratti e poi si depositano nei fiumi o nel mare.

Perchè i pesci sono ricchi di mercurio? Il problema dell’effetto accumulo 

Quando arriva in un ambiente acquoso, il mercurio viene trasformato dai batteri in una sostanza chiamata metilmercurio, ed é in questa forma chimica che viene poi assorbito dagli animali marini e dai loro predatori. Di per sè i livelli medi di metilmercurio sono bassi nell’acqua, ma leffetto-accumulo si accentua nei pesci che sono in alto nella catena alimentare, ovvero nei pesci ricchi di mercurio, che si nutrono di pesci più piccoli, a loro volta contaminati.

Ora, però, una possibile soluzione contro la tossicità del mercurio potrebbe arrivare da un ambito finora poco esplorato: la ricerca sul microbiota.

 

Una nuova speranza per ridurre la contaminazione da mercurio

Per provare a limitare la contaminazione da mercurio, i ricercatori dell’Università della California (UCLA) di Los Angeles e dello Scripps Institution of Oceanography di San Diego hanno modificato un batterio intestinale molto comune, il Bacteroides thetaiotaomicron, inserendo nel suo codice genetico un “pezzo” di DNA preso da altri batteri che vivono in miniere contaminate dal mercurio e sanno difendersi bene da questa sostanza.
Il battere potenziato è stato poi somministrato in abbondanti quantità ad animali di laboratorio (topi), insieme ad alte dosi di metilmercurio. Come riferisce la rivista scientifica Cell Host & Microbe, i risultati sono apparsi molto positivi, perchè dopo solo tre ore i livelli di metilmercurio sonoscesi a valori notevolmente più bassi, e la diminuzione è continuata poi per i quattro giorni successivi.

Protetto il tessuto nervoso anche dei feti

A quel punto, superati questi primi test “tecnici”, i biologi californiani hanno cercato di capire l’effetto in condizioni più realistiche, alimentando gli animali in modo più normale, con una dieta a base di tonno rosso che presentava elevate concentrazioni di mercurio. Ancora una volta hanno ottenuto risultati più che confortanti, dimostrando che il metilmercurio si accumulava molto meno anche nei due organi normalmente più coinvolti dalla contaminazione da mercurio: il cervello e il fegato. Infine, i ricercatori hanno controllato i feti di femmine incinte, verificando che il batterio agiva anche a quel livello: sia i tessuti fetali che quelli materni, cioè, presentavano molto meno metilmercurio del previsto.

Dopo questa prima fase sperimentale, nei prossimi mesi si cercherà di capire, con nuovi test, se questo batterio potrà essere trasformato in un integratore sicuro ed efficace anche per gli esseri umani per limitare i danni della presenza di mercurio nel pesce..

"Immaginiamo un futuro - dice la professoressa Elaine Hsiao, direttrice del Centro di ricerca sul microbioma della UCLA - in cui, prima di mangiare pesce, sarà sufficiente assumere un probiotico per stare più tranquilli."
Aggiunge Amina Schartup, co-autrice dello studio: "Il pesce è un alimento prezioso e fa parte della cultura alimentare di molti popoli. L’obiettivo non è smettere di mangiarlo, ma renderlo più sicuro".