È possibile filtrare con tecniche speciali il sangue dei pazienti colpiti da forme gravi di cancro, per “intercettare” e bloccare le cellule tumorali circolanti (CTC), e impedire così che vadano a formare metastasi in altri organi?
L’idea è allo studio da tempo, ma solo nei mesi scorsi gli ematologi dell’University of Oklahoma Health Sciences Center (Stati Uniti) l’hanno messa in pratica davvero su una paziente 51enne con un aggressivo tumore al pancreas, ottenendo risultati positivi. Solo dopo un anno di trattamenti e di osservazione, alla fine di luglio 2025, hanno deciso di pubblicare - i risultati del loro lavoro sulla rivista scientifica Oncotarget.
Gli esami di imaging hanno mostrano che la malattia era rimasta stabile nell’arco dei 12 mesi, senza nuove metastasi rilevate. La signora ha inoltre riportato miglioramenti dell'appetito, dei livelli di energia e del controllo del dolore. Il suo consumo di antidolorifici oppioidi è stato ridotto del 90%.
Anche le analisi del sangue hanno confermato un calo dei livelli delle cellule tumorali circolanti (CTC), dopo il trattamento.
Questa osservazione, scrivono i medici, supporta l'idea che la rimozione delle cellule tumorali circolanti possa contribuire a limitare la progressione del cancro in alcuni pazienti. Tuttavia, poiché si tratta di un singolo caso clinico, saranno necessari studi più ampi per valutare l'efficacia di questo approccio. Ma i risultati ottenuti autorizzano a sperare e a cercare di approfondire la tecnica, applicandola ad altri malati.
Il tumore del pancreas (in particolare, l’adenocarcinoma duttale pancreatico, il più frequente) è uno dei più insidiosi e difficili da trattare, perché spesso viene diagnosticato in fase avanzata, quando le metastasi si sono già diffuse e le possibilità di cura sono molto limitate.
In questi casi, la chemioterapia convenzionale può rallentare la progressione, ma comporta effetti collaterali pesanti e non sempre garantisce risultati duraturi.
La sfida principale riguarda, come dicevamo, le cellule tumorali circolanti: frammenti di tumore che si staccano dalla massa principale e viaggiano nel sangue o nel sistema linfatico. Sono proprio queste cellule a favorire la nascita di metastasi in organi distanti, trasformando un tumore localizzato in una malattia molto più difficile da controllare.
La paziente curata all’ospedale universitario dell’Oklahoma aveva un adenocarcinoma scarsamente differenziato (tra i più complessi da curare) in stadio IV (il più avanzato), già con metastasi diffuse al fegato e ai linfonodi. In più, la donna era afflitta da forti dolori all’addome e alla schiena. Avendo rifiutato di sottoporsi alla chemioterapia, i medici le hanno proposto il filtraggio del sangue, tramite un dispositivo chiamato Seraph® 100, con filtri progettati appositamente, che è stato collegato a una macchina per emodialisi. Il sangue è così passato attraverso speciali filtri capaci di intrappolare cellule tumorali e molecole dannose (in origine questa attrezzatura era stata progettata, invece, per rimuovere batteri e altri microrganismi dal sangue, nei casi di sepsi).
La donna ha ricevuto una decina di trattamenti nel corso di un anno, sia negli Stati Uniti (seguendo un protocollo sperimentale), sia in altri Paesi, dove il filtro è approvato anche per le patologie oncologiche.
Non si sa perché la filtrazione del sangue abbia portato anche ai risultati positivi sull’appetito e sul tono energetico: probabilmente, ipotizzano i ricercatori, ciò è dovuto al fatto che le membrane dei filtri, oltre alle CTC, trattengono anche parte delle molecole pro-infiammatorie sempre presenti e responsabili di sintomi quali l’affaticamento grave.