Blog | IBSA Foundation

Nuovo schermo a cristalli liquidi sottile come la carta | Fondazione IBSA

Scritto da Paolo Rossi Castelli | 02 apr 2018

Gli ingegneri optoelettronici delle Università di Hong Kong e Shangai sono riusciti a realizzare un particolare schermo a cristalli liquidi (LCD), sottile come la carta, flessibile, leggero, robusto e molto economico (circa 5 dollari per uno schermo da 5 pollici, cioè con una diagonale di circa 12,7 centimetri). Su questo avveniristico “foglio” elettronico, un quotidiano potrebbe essere caricato e aggiornato in tempo reale, più volte, durante la giornata. Ma anche numerose altre applicazioni sono possibili.

I ricercatori hanno illustrato i risultati del loro lavoro sulla rivista scientifica Applied Physics Letters. Come gli schermi tradizionali, anche il nuovo foglio LCD è costituito da un “sandwich” di due sottilissime lastre, riempito all’interno dai cristalli liquidi. La differenza con gli schermi tradizionali riguarda, però, l’assenza di circuiti elettrici: nel nuovo foglio riscrivibile le pareti esterne assicurano una polarizzazione della luce (per complessi processi fisici), e questo rende non più necessaria la presenza di elettrodi, ingombranti, e la connessione con una sorgente di energia elettrica (a parte la fase di accensione).

Un’altra differenza significativa fra il nuovo foglio ultrasottile e i precedenti LCD è la presenza di una particolare serie di distanziatori “a griglia”, che permettono di tenere separate le due lastre del “sandwich” anche quando il foglio viene piegato, evitando che il cristallo liquido contenuto all’interno si muova eccessivamente.

Infine, gli scienziati cinesi sono riusciti a sistemare nel sottilissimo schermo LCD uno speciale tipo di cristalli liquidi che riflettono il rosso, il blu e il verde, dunque i tre colori primari, a differenza di quanto accade in altri schermi LCD riscrivibili, meno avanzati, che sono in grado di mostrare solo due colori per volta. Bisognerà attendere ancora a lungo, invece, per gli schermi ultrasottili “full color”. Perché – dicono i ricercatori – bisognerebbe utilizzare pixel troppo piccoli per l’occhio umano.