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Sguardi scientifici sulle migrazioni: 11 considerazioni emerse dal Forum | Fondazione IBSA

Scritto da Luca Nicola | 23 ott 2018

Il 13 ottobre 2018 a Lugano con il Forum “Sguardi scientifici sulle migrazioni” si è svolto un esperimento originale: si è preso un tema di calda attualità e lo si è affrontato con un approccio scientifico. Si è cercato cioè di riposizionare correttamente il fenomeno migratorio con un approccio multidisciplinare, partendo da dati attendibili, da fonti e numeri, proprio come si fa per ogni indagine scientifica.

Dal contributo di genetisti, linguisti, sociologi, antropologi e giuristi (senza dimenticare filosofi, fotoreporter e giornalisti) è emerso un quadro nitido e, per molti aspetti, sorprendente. Abbiamo provato a individuare le 11 considerazioni più importanti scaturite da un’intensa giornata di lavori. Eccole:

#1 Le migrazioni non sono un’emergenza di oggi, sono un fenomeno strutturale profondo che riguarda gli ultimi due milioni di anni. [Telmo Pievani, Professore di Filosofia delle Scienze Biologiche, Università di Padova, Italia]

Quello che succede oggi è la coda di un lungo processo. Da due milioni di anni le popolazioni umane fuoriescono dal continente d’Origine, l’Africa, e migrano in ogni dove, diversificandosi.

Gli esseri umani non si sono mai fermati e il Mediterraneo, da sempre, è un epicentro di questo comportamento adattativo. Attualmente il fenomeno delle migrazioni coinvolge 68,5 milioni di persone, costrette a lasciare la loro residenza a causa di conflitti, discriminazioni, povertà o catastrofi naturali.

Le Nazioni Uniti prevedono che il cambiamento climatico diventerà la prima concausa delle migrazioni, con un picco nel 2025: a causa delle desertificazioni, 50 milioni di persone dovranno trasferirsi verso terre più fertili e ricche d’acqua.

#2 L’immigrato come fonte di malattia è una fantasia. Il vero fattore di diffusione delle malattie è il turismo. [Bernardino Fantini, Professore emerito di Storia della Medicina e della Sanità, Università di Ginevra, Svizzera]

Nei secoli passati le relazioni fra i grandi spostamenti di popolazioni e le epidemie sono state costanti, a causa di migrazioni, guerre, scoperte geografiche. Questo ha creato e mantiene tuttora una paura ancestrale nei confronti del migrante, o in genere dello straniero.

Adesso, in realtà, la situazione è profondamente cambiata, dopo la globalizzazione, che ha fatto aumentare enormemente lo spostamento di persone e di merci da un capo all’altro del mondo, per turismo e commerci, e contemporaneamente ha consentito di monitorare in modo molto più efficace la salute pubblica. Studi approfonditi dimostrano che l’arrivo di malattie in Europa è dovuto solo in minima parte ai migranti. Ora il tramite principale nella diffusione delle malattie sono, di gran lunga, il turismo e il commercio.

#3 Povertà, sicurezza, sviluppo sostenibile e cambiamento climatico sono problemi che devono essere risolti assieme. [Mark Maslin, Professore di Climatologia, Umiversity College London, Londra, Regno Unito]

Il cambiamento climatico non è oggi il motore delle migrazioni: è un moltiplicatore, non la causa. Ci sono motivi politici, economici e sociali che hanno un ruolo decisivo, in particolare quelli legati alla disponibilità di Energia, Cibo e Acqua. I cambiamenti climatici sono legati a questi elementi e influenzano le migrazioni e i conflitti.

#4 L’Europa è esportatrice e importatrice di uomini: negli ultimi 5 secoli siamo stati esportatori. [Guido Alfani, Professore di Storia Economica, Università Bocconi, Milano, Italia]

Fino a pochi decenni fa anche l’Europa è stata una forte ‘esportatrice’ di migranti, in particolare dall’inizio dell’Ottocento alla prima guerra mondiale, e di nuovo dopo la seconda (dal 1950 al 1970), l’Europa ha esportato ben 54 milioni di persone. Poi, con la crescita economica, è diventata “importatrice”.

#5 La migrazione è un fenomeno umano che il diritto è chiamato a regolare. [Pascal Mahon, professore di Diritto Costituzionale Svizzero e Comparato, Università di Neuchatel, Svizzera)

Il concetto di integrazione è diventato un concetto chiave. All’inizio del Novecento in Svizzera si parlava di “incorporazione”. Ora l’integrazione è la prima parte di un percorso: prima ti integri, poi puoi accedere alla cittadinanza. Non a caso la legge parla di “integrazione riuscita”.

#6 Ci sono due strumenti limitativi dei diritti dei migranti: la libertà di attività economica e la libertà di accedere alle prestazioni sociali. [Federica De Rossa Gisimundo, Professore assistente di Diritto dell’Economia, Università della Svizzera Italiana, Lugano, Svizzera]

Esiste un diritto alla migrazione? Esiste un diritto della migrazione, con normative giuridiche che regolano i diritti. In questo contesto, emerge una politica oscillante tra impulsi istituzionali e iniziative democratiche, esigenze sociali e contingenze economiche.

#7 Si spostano non solo le persone, ma anche le immagini. E le immagini hanno un ruolo fondamentale nella costruzione del fenomeno delle migrazioni. [Daria Pezzoli-Olgiati, Professore di scienze e Storia delle Religioni, Ludwig-Maximilians-Universitat, Monaco di Baviera, Germania]

Il fenomeno migratorio è documentato da molte immagini stereotipate che circolano in giornali e trasmissioni televisive, sul web e sui social media.

Le immagini non solo documentano una realtà ma la formano e la caratterizzano, trasmettendo in modo implicito o esplicito valori e ideologie.

#8 La migrazione può essere un elemento formativo, personale e collettivo. [Giovanni Pellegri, Responsabile de L’Ideatorio, Università della Svizzera Italiana, Lugano, Svizzera]

Nelle nostre interpretazioni dell’attuale crisi migratoria entrano in gioco immaginari e paure, condizionamenti culturali e inevitabili distorsioni mediatiche.

Il fenomeno delle migrazioni mette in questione noi, con la nostra umanità: la fragilità dell’altro ci interroga e ci rimanda a noi stessi.

#9 Siamo esposti alla trappola della semplificazione. La categoria da applicare è invece quella della complessità. [Gianluca Grossi, Fotografo, Bellinzona, Svizzera]

Il lavoro di reporter serve se porta la riflessione e la consapevolezza della complessità della realtà.

Raccontare la fuga di tanti esseri umani dai conflitti può aiutare a individuare punti di contatto e di sovrapposizione fra la vita di chi è costretto ad andarsene e la vita di chi non deve farlo.

#10 Nell’ultimo decennio la popolazione mondiale degli sfollati è aumentata in modo costante [Anja Klug, Responsabile dell’Ufficio per la Svizzera e il Liechtenstein dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), Svizzera]

In questo quadro drammatico è importante valutare con attenzione l’adeguatezza delle risposte adottate dall’Unione Europea e dai suoi Stati membri. E cogliere nel recente accordo Global Compact on Refugees il potenziale per il progresso dell’attuale regime di protezione internazionale.

#11 E’ più facile costruire un sistema sociale equo in una società omogenea. [Federico Rampini, Scrittore e Giornalista, Corrispondente da New York de “La Repubblica”]

Non dobbiamo nasconderci che esiste un effetto economico dell’immigrazione che mette bianchi poveri in concorrenza con i migranti.

I casi della Svezia e dell’America di Roosvelt fino a Kennedy, indicano che i periodi di frontiere chiuse hanno coinciso con il massimo sviluppo del welfare. Sono dati scomodi, ma con cui dobbiamo fare i conti.