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Test del DNA: cosa ci dicono davvero sui nostri antenati? | Fondazione IBSA

Scritto da Luca Nicola | 28 set 2020

L’ittiologo e biologo evoluzionista Prosanta Chakrabarty parte da questo apparente paradosso per spiegarci in modo semplice alcuni meccanismi complessi della genetica.

I test del DNA funzionano benissimo per sapere chi sono i genitori di una persona, ma possono dare risposte meno affidabili in altri casi: per capire perché, dobbiamo prima sapere da dove proviene il nostro DNA.

Il DNA di ogni persona è costituito da circa 6 miliardi di coppie di basi, immagazzinate in 23 coppie di cromosomi (46 in totale). Può sembrare una quantità incredibile di informazioni, ma il 99% del nostro genoma è condiviso tra tutti gli esseri umani. Solo il restante 1% contiene tutto ciò che è specifico sull’ascendenza di un individuo. E di quell’1%, i test del DNA utilizzano, a loro volta, meno dell’1%.

Va poi tenuto presente che tra genitore e figlio il DNA non può mai essere identico, a causa del processo di ricombinazione che avviene nelle cellule germinali del genitore durante la divisione che genera ovuli e spermatozoi. Questo rimescolamento avviene per poter riassortire i geni ereditati dalla generazione precedente, in modo da trasmetterli alla prole in nuove combinazioni.

Nel caso specifico, i cromosomi delle due sorelle sono diversi non solo dai loro genitori, ma l’uno dall’altro. Quindi una sorella non è più francese dell’altra, nel senso che ha più antenati che provengono dalla Francia. Semplicemente, i suoi antenati francesi sono più rappresentati nel suo DNA.

Ma non finisce qui:

I test non tracciano realmente il DNA degli antenati francesi delle sorelle; non abbiamo accesso al genoma delle persone decedute delle generazioni precedenti. In realtà, questi risultati si basano su un confronto con il DNA delle persone che vivono oggi in Francia. I test cercano marcatori genetici o combinazioni di marcatori genetici. Questi marcatori sono brevi sequenze trovate in luoghi specifici. La sorella considerata ‘più francese’ condivide i marcatori genetici con le persone che vivono oggi in Francia. L’ipotesi è che questi marcatori condivisi indichino antenati provenienti dallo stesso luogo: la Francia.

Questi risultati si basano su persone il cui genoma è stato sequenziato. Va tenuto presente che l’80-90% di loro è di origine europea: il test del DNA non rivela l’eredità di persone non rappresentate nel database e, man mano che più persone vengono sequenziate, i risultati potrebbero cambiare.

Sono queste le motivazioni che sconsigliano di utilizzare il test per definire l’etnia di una persona: il modo in cui ereditiamo il nostro DNA e le informazioni a oggi disponibili rendono ancora molto difficile stabilire il risultato con assoluta certezza.