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Intelligenza Artificiale: in che senso è intelligente? | Fondazione IBSA

Scritto da Luca Nicola | 24 ott 2019

“Futuro+umano. Quello che l’intelligenza artificiale non potrà mai darci” è il titolo di un bel libro che il sociologo Francesco Morace ha dedicato alle prospettive che si aprono con l’avvento di nuove tecnologie estremamente potenti e ancora tutte da scoprire.

Come possiamo orientarci in questo mondo nuovo? Le macchine finiranno per sostituirsi a noi? O faranno maturare ed emergere la vera potenza dell’essere umano? Sono domande aperte, le cui risposte sono ancora tutte da scrivere.

Nel Convivium organizzato da Fondazione IBSA  assieme a Francesco Morace hanno dialogato su questi temi Alessandro Curioni, Direttore dell’IBM Research di Zurigo e Damiano Costa, coordinatore del Master in Philosophy dell’Università della Svizzera italiana.

Vi proponiamo qui di seguito una sintesi dei loro interventi.

Come dobbiamo affrontare questa nuova realtà

Francesco Morace: E’ importante imparare ad avvalersi di diversi punti di vista. Il primo paradigma a cui fare riferimento è quello della sostenibilità, un concetto semplice e complesso al tempo stesso: oggi è indispensabile arrivare a trovare un nuovo equilibrio tra qualità e quantità.

Il secondo paradigma è quello del tempo: alla velocità spesso non corrisponde la qualità, per cui “quick” va abbinato a “deep”, a una visione più ampia e profonda.

Il terzo paradigma lo definisco “trust&sharing,” un concetto che esprime la condivisione della felicità. Cerchiamo sempre un altro a cui raccontarci, cerchiamo sempre il racconto di un altro, per questo occorre rafforzare i legami che creano fiducia.

Insomma, dobbiamo usare l’Intelligenza Artificiale per far riemergere i nostri aspetti più umani.

Accanto all’Intelligenza Artificiale trovano posto gli strumenti umani, lo  studio della storia e della filosofia… I nostri ragazzi devono attrezzarsi e capire le priorità. La sfida è distribuire questa conoscenza così sofisticata in modo inclusivo: bisogna offrire tante informazioni sui vantaggi di questa tecnologia.

Alessandro Curioni: Come esseri umani siamo limitati nell’accedere ai dati. L’Intelligenza Artificiale è importante perché ci aiuta a estrarre informazioni da tutte le fonti presenti nel nostro mondo, a unirle per consentirci di prendere decisioni in modo più informato e olistico. Le macchine possono portarci a ottimizzare processi specifici, aiutandoci a lavorare meglio e in modo più efficace. Proprio perché si tratta di strumenti molto potenti, ci vuole trasparenza: bisogna dichiarare quali sono gli scopi della macchina e i suoi principi di funzionamento.

Damiano Costa: Dobbiamo essere consapevoli che una macchina è sempre l’espressione della volontà del suo creatore. Gli obiettivi li diamo noi, non li dà mai la macchina. Il futuro è nelle nostre mani.

 

Ma quali sono le principali differenze tra intelligenza umana e intelligenza artificiale?

Francesco Morace: Sono due tipi di intelligenza molto diversi fra loro. Quando mettiamo in pausa una macchina, si arresta; quando ci mettiamo in pausa, cominciamo a riflettere, perché noi non riusciamo a spegnerci mai. L’intelligenza umana ha la caratteristica peculiare di andare fuori tema, di divergere: i grandi salti innovativi avvengono quasi sempre per errore o in modo imprevedibile. Per questo l’intelligenza umana è irriproducibile in una macchina. La macchina risolve problemi, ma non è in grado di fare domande. C’è tutto un mondo, profondamente umano, che non può essere previsto.

Damiano Costa: In che senso l’Intelligenza Artificiale è intelligente? L’Intelligenza Artificiale si definisce dai suoi obiettivi. Quello meno ambizioso è simulare il comportamento umano, creando macchine indiscernibili dall’uomo. Il secondo, è molto più ambizioso: creare macchine che pensano, hanno emozioni, prendono decisioni. Quindi creare un’umanità artificiale. Per un filosofo, il secondo obiettivo è impossibile da raggiungere. La macchina manipola simboli, ma non ne capisce il significato: funziona con un sistema di calcolo basato su input/output e algoritmi.

Come ci ha ricordato Alessandro Curioni, la capacità “predittiva” delle macchine si ottiene utilizzando modelli analitici e dati in tempo reale, e funziona solo quando le cose intorno a noi si comportano come un sistema prevedibile. In altre parole, le macchine sono capaci di predire, ovvero di produrre un’approssimazione statistica su quello che succederà a brevissimo termine, ma non saranno mai capaci di prevedere, come ragionevolmente possono fare gli esseri umani.

Alessandro Curioni: Siamo creature uniche, di un valore immenso. Però ci sono certe cose in cui non siamo perfetti, per esempio come ci muoviamo o come lavoriamo. Questi sistemi cambiano il modo in cui lavoriamo: aumentano le nostre capacità, non ci sostituiscono.  Grazie all’Intelligenza Artificiale voglio tenermi le mie qualità e migliorare i miei difetti. Non voglio creare una mia copia. Questo è l’investimento giusto: aumentare le mie capacità cognitive ed essere più accurato. Concordo con quanto detto prima da Damiano Costa: quello che fanno le macchine dipende da come l’uomo le ha programmate. La decisione finale deve essere sempre della persona.