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Luca Nicola25 ott 20193 min read

Intelligenza Artificiale: in che senso è intelligente?

“Futuro+umano. Quello che l’intelligenza artificiale non potrà mai darci” è il titolo di un bel libro che il sociologo Francesco Morace ha dedicato alle prospettive che si aprono con l’avvento di nuove tecnologie estremamente potenti e ancora tutte da scoprire.

Come possiamo orientarci in questo mondo nuovo? Le macchine finiranno per sostituirsi a noi? O faranno maturare ed emergere la vera potenza dell’essere umano? Sono domande aperte, le cui risposte sono ancora tutte da scrivere.

Nel Convivium organizzato da Fondazione IBSA  assieme a Francesco Morace hanno dialogato su questi temi Alessandro Curioni, Direttore dell’IBM Research di Zurigo e Damiano Costa, coordinatore del Master in Philosophy dell’Università della Svizzera italiana.

Vi proponiamo qui di seguito una sintesi dei loro interventi.

Come dobbiamo affrontare questa nuova realtà

Francesco Morace: E’ importante imparare ad avvalersi di diversi punti di vista. Il primo paradigma a cui fare riferimento è quello della sostenibilità, un concetto semplice e complesso al tempo stesso: oggi è indispensabile arrivare a trovare un nuovo equilibrio tra qualità e quantità.

Il secondo paradigma è quello del tempo: alla velocità spesso non corrisponde la qualità, per cui “quick” va abbinato a “deep”, a una visione più ampia e profonda.

Il terzo paradigma lo definisco “trust&sharing,” un concetto che esprime la condivisione della felicità. Cerchiamo sempre un altro a cui raccontarci, cerchiamo sempre il racconto di un altro, per questo occorre rafforzare i legami che creano fiducia.

Insomma, dobbiamo usare l’Intelligenza Artificiale per far riemergere i nostri aspetti più umani.

Accanto all’Intelligenza Artificiale trovano posto gli strumenti umani, lo  studio della storia e della filosofia… I nostri ragazzi devono attrezzarsi e capire le priorità. La sfida è distribuire questa conoscenza così sofisticata in modo inclusivo: bisogna offrire tante informazioni sui vantaggi di questa tecnologia.

Alessandro Curioni: Come esseri umani siamo limitati nell’accedere ai dati. L’Intelligenza Artificiale è importante perché ci aiuta a estrarre informazioni da tutte le fonti presenti nel nostro mondo, a unirle per consentirci di prendere decisioni in modo più informato e olistico. Le macchine possono portarci a ottimizzare processi specifici, aiutandoci a lavorare meglio e in modo più efficace. Proprio perché si tratta di strumenti molto potenti, ci vuole trasparenza: bisogna dichiarare quali sono gli scopi della macchina e i suoi principi di funzionamento.

Damiano Costa: Dobbiamo essere consapevoli che una macchina è sempre l’espressione della volontà del suo creatore. Gli obiettivi li diamo noi, non li dà mai la macchina. Il futuro è nelle nostre mani.

 

Ma quali sono le principali differenze tra intelligenza umana e intelligenza artificiale?

Francesco Morace: Sono due tipi di intelligenza molto diversi fra loro. Quando mettiamo in pausa una macchina, si arresta; quando ci mettiamo in pausa, cominciamo a riflettere, perché noi non riusciamo a spegnerci mai. L’intelligenza umana ha la caratteristica peculiare di andare fuori tema, di divergere: i grandi salti innovativi avvengono quasi sempre per errore o in modo imprevedibile. Per questo l’intelligenza umana è irriproducibile in una macchina. La macchina risolve problemi, ma non è in grado di fare domande. C’è tutto un mondo, profondamente umano, che non può essere previsto.

Damiano Costa: In che senso l’Intelligenza Artificiale è intelligente? L’Intelligenza Artificiale si definisce dai suoi obiettivi. Quello meno ambizioso è simulare il comportamento umano, creando macchine indiscernibili dall’uomo. Il secondo, è molto più ambizioso: creare macchine che pensano, hanno emozioni, prendono decisioni. Quindi creare un’umanità artificiale. Per un filosofo, il secondo obiettivo è impossibile da raggiungere. La macchina manipola simboli, ma non ne capisce il significato: funziona con un sistema di calcolo basato su input/output e algoritmi.

Come ci ha ricordato Alessandro Curioni, la capacità “predittiva” delle macchine si ottiene utilizzando modelli analitici e dati in tempo reale, e funziona solo quando le cose intorno a noi si comportano come un sistema prevedibile. In altre parole, le macchine sono capaci di predire, ovvero di produrre un’approssimazione statistica su quello che succederà a brevissimo termine, ma non saranno mai capaci di prevedere, come ragionevolmente possono fare gli esseri umani.

Alessandro Curioni: Siamo creature uniche, di un valore immenso. Però ci sono certe cose in cui non siamo perfetti, per esempio come ci muoviamo o come lavoriamo. Questi sistemi cambiano il modo in cui lavoriamo: aumentano le nostre capacità, non ci sostituiscono.  Grazie all’Intelligenza Artificiale voglio tenermi le mie qualità e migliorare i miei difetti. Non voglio creare una mia copia. Questo è l’investimento giusto: aumentare le mie capacità cognitive ed essere più accurato. Concordo con quanto detto prima da Damiano Costa: quello che fanno le macchine dipende da come l’uomo le ha programmate. La decisione finale deve essere sempre della persona.

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Luca Nicola

Copywriter dal 1988, ha iniziato la sua carriera in De Agostini, per poi scegliere di continuare come freelance. Laureato in Filosofia, attualmente è anche docente di Web Marketing presso il Centro di Formazione Federlegno. Come consulente di comunicazione lavora da anni per molti clienti, tra cui alcuni grandi gruppi internazionali. Nel 2012 ha aperto il blog personale "Mela N" dove tratta argomenti legati alla Scrittura, alla Comunicazione, al Content Marketing e allo Storytelling.

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