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Paolo Rossi Castelli02 ott 20202 min read

Adesso c’è la prova: la musica di Mozart può “curare”

L’hanno chiamato effetto Mozart, perché nei test è proprio la musica del genio salisburghese a essere maggiormente utilizzata. Di cosa si tratta?

L’effetto Mozart è il giovamento che l’ascoltare musica con particolari caratteristiche – come quella del compositore austriaco, appunto – può avere su alcuni eventi cerebrali e, soprattutto, sulle crisi epilettiche.

Finora l’effetto Mozart non era mai stato preso troppo sul serio (anzi, veniva giudicato con scetticismo da molti medici), perché si pensava, spesso, che si trattasse soltanto di una sorta di placebo, e perché gli studi effettuati avevano quasi sempre coinvolto piccoli numeri di persone, ed erano stati condotti con protocolli molto diversi fra loro e non sempre rigorosi. Ma ora tutto questo sembra destinato a cambiare, e l’ascolto di musiche con specifiche tonalità e frequenze potrebbe entrare a far parte di protocolli integrati per la gestione proprio dellepilessia.

Il merito è di una metanalisi, cioè di una rivalutazione sistematica, con metodi accurati, di numerose ricerche su questo tema, condotta da un team coordinato da Federico Sicca e Gianluca Sesso dell’Università di Pisa.

I risultati sono stati presentati al congresso del Collegio Europeo di Neuropsicofarmacologia e pubblicati sulla rivista scientifica Clinical Neurophysiology.

I ricercatori hanno preso in esame ben 147 studi, tutti sugli effetti della musica di Mozart, pubblicati nel corso degli anni, fino a oggi. Questo materiale è stato sottoposto a diversi tipi di valutazioni (in base a linee guida internazionalmente riconosciute, chiamate PRISMA, ovvero “Preferred Reporting Items for Systematic Reviews and Meta-Analyzes”), per verificare se gli effetti ottenuti fossero misurabili, riproducibili e in definitiva attendibili.

Il risultato finale lascia pochi dubbi: i ricercatori italiani hanno potuto confermare che l’ascolto della musica di Mozart, soprattutto su base giornaliera, porta a una significativa riduzione delle crisi epilettiche e anche a una minore frequenza di attività cerebrali anomale nei pazienti epilettici (chiamate scariche epilettiformi interictali, che sono comunemente osservate in questi malati).

Gli effetti variano, naturalmente, da persona a persona e dipendono dai brani prescelti, ma gli studiosi dell’Università di Pisa affermano che la musica di Mozart, se viene ascoltata quotidianamente e per un periodo prolungato, può ridurre dal 31 al 66% lintensità e la frequenza delle crisi epilettiche.

Perché avviene questo? «I meccanismi dell’effetto Mozart sono ancora poco conosciuti – ha spiegato Gianluca Sesso. – Ovviamente anche altri tipi di musica possono avere un effetto simile, ma si può pensare che le sonate di Mozart abbiano strutture ritmiche ben definite, e particolarmente adatte a interagire con lepilessia. Possiamo ipotizzare che tutto questo coinvolga diverse aree cerebrali, ma nuovi studi saranno necessari per identificarle».

Quando si capiranno meglio i dettagli, la musica potrà entrare a far parte di terapie multidisciplinari di cui potrebbero beneficiare molti pazienti: si stima che nel mondo una persona su cento soffra, in media, di una qualche forma di epilessia, ma circa un malato su tre non risponde ai trattamenti farmacologici. Soprattutto per costoro trovare soluzioni alternative che siano almeno in parte efficaci sarebbe molto importante.

Negli studi considerati dai ricercatori di Pisa, le musiche di Mozart più utilizzate sono state la Sonata K448 per due pianoforti e la K545, sempre per pianoforte.

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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