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Paolo Rossi Castelli20 nov 20202 min read

Alcune forme di psicosi hanno un’origine autoimmune? | Fondazione IBSA

La schizofrenia e altre forme di psicosi hanno una componente autoimmune? Sono provocate, cioè, da errori del sistema immunitario che si accanisce contro le cellule nervose (invece di difenderle) e crea danni e infiammazioni, determinando anche alterazioni della percezione?

L’idea che l’origine di alcuni disturbi psichiatrici vada trovata lì dove nessuno l’aveva ancora cercata (rivoluzionando, in questo modo, le teorie classiche sui problemi mentali) si fa strada da qualche tempo, e ha portato a scoperte significative anche in altri settori legati alle patologie neurologiche: un team internazionale di ricercatori ha scoperto due anni fa, per esempio, che un disturbo del sonno, la narcolessia, ha un’inaspettata origine autoimmune (i risultati di questo importante studio sono usciti sulla rivista Nature).

Adesso, invece, i neurologi dell’Università di Barcellona si sono concentrati su una malattia dal nome difficile – encefalite anti-NMDAR – che provoca sintomi per certi aspetti sovrapponibili a quelli della schizofrenia, e ha una sicura origine autoimmune. In pratica, è provocata da autoanticorpi, cioè da anticorpi diretti contro l’organismo stesso, che attaccano specifiche proteine poste sulla superficie delle cellule nervose (chiamate in termine tecnico recettori NMDA, sigla che significa N-Metil D-Aspartato).

Come riferisce la rivista scientifica Annals of Neurology, i ricercatori spagnoli hanno prelevato piccole quantità di liquido cerebrospinale (presente intorno al cervello e al midollo spinale) di persone malate di encefalite anti-NMDAR, e hanno estratto con tecniche sofisticate gli autoanticorpi presenti nel liquido stesso. Poi li hanno selezionati, purificati e somministrati agli animali da laboratorio, che ben presto hanno sviluppato sintomi simili a quelli dell’encefalite (sintomi reversibili, peraltro, quando gli autoanticorpi non venivano più utilizzati dai ricercatori). Così gli studiosi hanno dunque confermato che sono proprio gli autoanticorpi a indurre l’encefalite anti-NMDAR.

Ma i ricercatori sono andati anche oltre, per individuare nel dettaglio i meccanismi d’azione degli autoanticorpi, e hanno scoperto che queste molecole alterano profondamente la produzione di due tipi di proteine presenti nel cervello degli animali (e degli uomini): la dopamina di tipo 1 (che diminuisce) e la dopamina di tipo 2 (che aumenta), ben note per essere cruciali nella schizofrenia e in molte altre patologie psichiatriche.

La dopamina, lo ricordiamo, è un neurotrasmettitore (una molecola, cioè, che mette in comunicazione fra loro le cellule nervose), con un ruolo importante nella sensazione del piacere e della ricompensa, ma interviene anche in molte funzioni cognitive e nel sonno.

Se altri studi confermeranno l’origine autoimmune, almeno in parte, delle psicosi e di altri disturbi psichiatrici, comprese certe forme di depressione e di demenza (che presentano sintomi simili), si potranno sperimentare, per curarle, anche farmaci normalmente utilizzati per frenare il sistema immunitario, e se ne potranno studiare di nuovi, più specifici, ma sempre nell’ambito immunologico.

In questo modo verranno affiancati, o superati, i classici antipsicotici che vengono usati oggi, e che in molti casi non riescono a essere efficaci come sarebbe auspicabile, anche per i numerosi effetti collaterali.

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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