Skip to content
IBSA Foundation_cerotto per parlare
Paolo Rossi Castelli11 apr 20243 min read

Un cerotto per ridare la voce a chi non può parlare

Il nuovo dispositivo, creato dall'Università della California, riconosce i movimenti dei muscoli della laringe, grazie all'intelligenza artificiale, anche se le corde vocali non sono più presenti (per un intervento chirurgico), e li trasforma in parole.

Le persone che soffrono di disturbi della voce, dovuti a condizioni patologiche delle corde vocali o a interventi chirurgici per un tumore della laringe, hanno spesso difficoltà a parlare, o addirittura, nei casi più gravi, perdono la possibilità di comunicare. 

Ora una nuova speranza arriva dagli studi dei bioingegneri dell’Università della California, a Los Angeles, guidati da Jun Chen (uno degli scienziati più citati al mondo), che hanno ideato un cerotto capace di riconoscere i movimenti dei muscoli della laringe - anche se le corde vocali non sono più presenti, o utilizzabili - e di trasformarli in onde elettriche corrispondenti alle parole che le persone con problemi vocali avrebbero voluto pronunciare. Questi impulsi elettrici vengono poi inviati a un programma di intelligenza artificiale (AI) che, a sua volta, li traduce in suoni comprensibili.

Come funziona il cerotto per ridare la voce?

Come i ricercatori hanno spiegato sulla rivista scientifica Nature Communications, il cerotto è modulare, quadrato e ha una lunghezza di tre centimetri, uno spessore di 1,5 millimetri e un peso di sette grammi. È composto da due strati più esterni di un particolare materiale elastico (un polimero) chiamato polidimetilsiloxano o PDMS, e da due strati interni costituiti da elettrodi flessibili di rame. C’è poi uno strato ancora più interno, e unico, costituito da una sorta di liquido con micromagneti, che servono appunto per generare un campo magnetico.

Quando la persona muove i muscoli della laringe anche con un tono bassissimo, o senza emettere alcun suono, gli stimoli meccanici trasmessi dai muscoli stessi modificano il campo magnetico del cerotto, grazie a un meccanismo magneto-elastico, che i ricercatori californiani avevano creato nel 2021 (e già utilizzato in un dispositivo simile a un guanto, capace di tradurre in tempo reale la lingua dei segni americana in inglese). Le variazioni del campo magnetico vengono quindi trasformate, come dicevamo, in segnali elettrici e inviati a un programma di AI debitamente istruito con informazioni sulla corrispondenza fra i movimenti della laringe e le relative sillabe/parole.
Il cerotto è adesivo e va sistemato in corrispondenza delle corde vocali.

Nuove frasi per ampliare il “vocabolario”

Per verificarne le capacità, i ricercatori l’hanno sperimentato su otto volontari sani, che hanno pronunciato cinque frasi come “Ti amo”, oppure “Ciao Rachel, come stai oggi?”. Il cerotto ha riconosciuto i movimenti della laringe relativi a queste parole, con una precisione molto elevata, di poco inferiore al 95%.

I ricercatori stanno arricchendo il programma di AI con nuove frasi, per fare in modo che riesca a tradurre sempre di più e sempre meglio. Nei prossimi mesi verranno avviate nuove sperimentazioni su persone con patologie del linguaggio.

Colpita una persona su tre

I disturbi della voce, in forma più o meno grave, sono frequenti (si calcola che quasi il 30% delle persone sperimenti almeno uno di questi problemi nel corso della vita). In molti casi sono curabili, tramite diversi approcci terapeutici, ma a volte richiedono periodi anche lunghi, da tre mesi a un anno, durante i quali - soprattutto nel caso di interventi chirurgici invasivi - è necessario lasciare “riposare” in modo completo l’apparato vocale.

«Le soluzioni che vengono attualmente utilizzate - ha detto il professor Chen - come i dispositivi portatili (i cosiddetti laringofoni manuali), o le punture tracheoesofagee, possono essere invasive e poco confortevoli. Il nuovo cerotto rappresenta un’opzione indossabile e “leggera” in grado di assistere i pazienti nella comunicazione durante il periodo precedente al trattamento, e durante poi il periodo di recupero post-trattamento per i disturbi della voce».
La ricerca è finanziata dai National Institutes of Health statunitensi.


 

Seguici su Facebook     New call-to-action    Seguici su LinkedIn

avatar

Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

ARTICOLI CORRELATI