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IBSA Foundation_organoidi per salute feto
Paolo Rossi Castelli28 mar 20242 min read

“Organoidi” per monitorare la salute del feto

I ricercatori dello University College di Londra sono riusciti a creare frammenti di organi fetali partendo dal liquido amniotico. Tecnicamente si chiamano organoidi. È la prima volta che succede, e questa tecnica potrà condurre a sviluppi importanti nello studio delle patologie neonatali.

Il liquido amniotico, lo ricordiamo, è quello che avvolge il feto durante la gravidanza e contiene un mix di sostanze nutritive, ormoni e anticorpi prodotti dalla mamma. Attualmente viene utilizzato, come si sa, per prelevare - tramite l’amniocentesi, o altre tecniche - singole cellule perse dal feto e per esaminare poi il loro codice genetico, in modo da individuare la presenza di eventuali anomalie. I ricercatori britannici hanno scoperto, però, che alcune di queste cellule (circa il 2% del totale), contrariamente a quanto si credeva, sono ancora vive e possono essere trasformate in organoidi tridimensionali (ad esempio, frammenti di polmone, o di rene) tramite apposite tecniche di laboratorio, fornendo un possibile nuovo strumento per studiare e diagnosticare le malattie congenite. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Medicine.

«Per la prima volta, possiamo accedere al feto senza toccarlo, il che è piuttosto emozionante per me» - ha commentato il biologo Mattia Gerli, primo autore della ricerca, durante la conferenza stampa di presentazione.
Le cellule individuate dagli studiosi britannici sono epiteliali (cellule, cioè, che rivestono le superfici degli organi). Gerli ha precisato che non si tratta di cellule staminali, ma di cellule “progenitrici”, programmate dalla natura per diventare cellule del polmone, dell’intestino tenue e del rene (in pratica, le cellule progenitrici sono uno stadio intermedio fra le staminali e le cellule specializzate).
 

Una matrice di gel

I ricercatori hanno prelevato il liquido amniotico a donne che erano fra la sedicesima e la trentaquattresima settimana di gestazione. Hanno selezionato, con attrezzature sofisticate, le cellule progenitrici e le hanno sistemate in una coltura tridimensionale, utilizzando una matrice di gel per sostenerle e farle diventare organoidi. 

Si tratta, come dicevamo, di un progresso importante, perché finora le patologie neonatali (cioè quelle che si sviluppano durante la gravidanza o durante i primi giorni di vita del neonato) erano studiate quasi esclusivamente su tessuti di feti morti, con limitazioni biologiche, e anche etiche, molto grandi. 
Con gli organoidi derivati dal liquido amniotico, invece, a livello di ricerca di base sarà possibile studiare il feto senza toccarlo, mentre a livello di diagnosi prenatale si potrà arrivare a nuove procedure più affidabili rispetto a quelle attuali. Naturalmente, però, nuovi studi andranno eseguiti, per convalidare ulteriormente questa tecnica e renderla applicabile su larga scala.

 

Verifica in diretta delle terapie

Per quanto riguarda lo studio eseguito allo University College di Londra, i ricercatori hanno individuato, nei 12 campioni di liquido amniotico prelevati, tre casi di anomalie dello sviluppo. 
Tra questi uno riguardava un’ernia diaframmatica, condizione nella quale manca una parte del diaframma e, per questo, gli organi addominali tendono a espandersi verso l’alto, comprimendo i polmoni. La malattia provoca la morte del 30% dei neonati e per curarla esistono terapie chirurgiche di vario tipo, anche sperimentali, come l’inserimento di una sorta di palloncino all'interno della trachea del feto, tramite una procedura direttamente in utero, per consentire al polmone di mantenere la sua pressione e di espandersi contro gli organi addominali. I ricercatori britannici hanno monitorato, attraverso gli organoidi, la situazione dei polmoni fetali, riscontrando un miglioramento, dopo l’inserimento del palloncino.

 


 

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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