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IBSA Foundation_curare diabete luci rosse
Paolo Rossi Castelli14 mar 20242 min read

Nuove prospettive nella prevenzione del diabete: i benefici della luce rossa

Risultati positivi da uno studio della City University of London. Le onde luminose rosse interagiscono con i mitocondri, le “centrali energetiche” delle cellule. In questo modo il metabolismo del glucosio diventa più efficiente.

Le onde luminose di colore rosso potrebbero avere un effetto terapeutico, in particolare nella prevenzione e nella cura del diabete e delle condizioni pre-diabetiche. Queste onde vanno infatti a interagire con i mitocondri (gli organelli, presenti all’interno delle cellule, che producono energia), stimolandoli. Così la luce rossa agisce indirettamente sul metabolismo, migliorando quello del glucosio.

Lo suggerisce uno studio pubblicato sul Journal of Biophotonics dai ricercatori della City University of London, che hanno esplorato una delle possibili declinazioni di questo nuovo approccio, riscontrando risultati molto incoraggianti. 

Luce rossa a 670 nm: impatto potenziale sul controllo del diabete e della glicemia

La luce rossa, con una lunghezza donda di 670 nanometri, è - in verità - oggetto di studi da qualche tempo, su varie possibili patologie, perché già in passato si era ipotizzato che potesse incrementare la produzione energetica dei mitocondri.

I ricercatori britannici hanno deciso di puntare l’attenzione, questa volta, sul “potere” della luce nei confronti dei livelli della glicemia, come dicevamo, coinvolgendo 30 persone sane (persone che non presentavano alcuna traccia di diabete, o squilibri nel glucosio). Metà di questi volontari è stata sottoposta a una seduta da 45 minuti con luce a 670 nm. L’altra metà, invece, a nessun trattamento. Tutti i volontari, poi, hanno affrontato un cosiddetto test da carico di glucosio, durante il quale hanno dovuto bere una soluzione concentrata di zucchero, per verificare come veniva metabolizzata. Quindi, a tutti è stata controllata la glicemia ogni 15 minuti, per le due ore successive. Ebbene, chi era rimasto esposto alla luce rossa prima di bere il glucosio ha mostrato una diminuzione media del livello di glucosio nel sangue del 27,7%, e del numero di picchi glicemici del 7,5%, rispetto agli altri: un dato indubbiamente degno di approfondimento.

A questo punto, il prossimo passo sarà quello di misurare l’effetto della luce rossa in persone diabetiche, o con sindromi pre-diabetiche e metaboliche.
Il nostro metodo - dice Michael Powner, autore principale dello studio - ha il potenziale per avere un impatto sul controllo del diabete in futuro, perché potrebbe aiutare a ridurre i picchi di glucosio potenzialmente dannosi nell’organismo dopo i pasti”.

Siamo inondati da troppa luce blu

Powner sottolinea anche il fatto che oggi siamo esposti a quantità insufficienti di luce rossa. E questo può avere ripercussioni anche gravi. Nella luce solare le radiazioni blu e rosse sono presenti in quantità bilanciate, e le vecchie lampadine a incandescenza riproducevano abbastanza fedelmente quell’equilibrio. Attualmente, invece, si usano soprattutto luci a LED, che emettono quasi solo luce blu, e questo può costituire un significativo fattore di rischio, probabilmente ancora sottovalutato, dal punto di vista della salute pubblica.

Mentre si aspettano conferme e studi approfonditi, secondo i ricercatori inglesi basterebbero 15 minuti di esposizione alla luce rossa prima dei pasti per prevenire le oscillazioni eccessive di glucosio nel sangue.


 

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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