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IBSA Foundation_Prevenire il diabete con il calzino hi-tech
Paolo Rossi Castelli24 apr 20242 min read

Prevenire il diabete con il calzino hi-tech

Studiata in un ospedale sudcoreano, è stata presentata al congresso della Società europea di cardiologia. Contiene un sensore che permette di identificare in anticipo, e con precisione, i danni ai nervi e ai vasi sanguigni tipici della malattia.

Una delle conseguenze più temute del diabete, soprattutto nei pazienti con una lunga storia di malattia e in coloro che non riescono a controllare efficacemente i livelli di zucchero nel sangue, è il danno ai nervi e ai vasi sanguigni del piede, che - per vari motivi - può dare luogo alla formazione di ulcere. Queste ultime, a loro volta, sono soggette a infezioni che, nei casi più gravi, se non vengono curate adeguatamente, possono innescare la cancrena e, di conseguenza, la necessità di amputazione delle dita, o anche di tutto il piede, nei casi più estremi.

Per fortuna questa evoluzione negativa può essere prevenuta, ma a patto di sapere in modo tempestivo quale paziente ha un danno ai nervi e ai vasi, e di quale entità. Per tale motivo, i diabetici vengono invitati a rilevare i sintomi quali il formicolio e la perdita di sensibilità, e devono sottoporsi a esami specifici, a volte invasivi e costosi. A questi sistemi di “sorveglianza”, però, si potrebbe affiancare in futuro un calzino tecnologico che, in modo totalmente innocuo, sembra in grado di identificare le persone più a rischio, avviandole a opportune strategie preventive.

A proporlo sono i ricercatori del Chonnam National University Hospital di Gwangju, in Corea del Sud, che al congresso della European Society of Cardiology, organizzato a Berlino, hanno presentato il dispositivo, insieme ai dati ottenuti su alcuni diabetici.

Peculiarità nelle persone con diabete: l’andatura

Il calzino sfrutta innanzitutto una caratteristica ben nota dei diabetici con danno neurovascolare: il fatto che, anche senza rendersene conto, queste persone adottano unandatura diversa da quella di chi non ha la malattia, distribuendo il peso soprattutto verso la parte anteriore, sulle dita del piede.

Tale peculiarità può essere registrata grazie a un ballistocardiogramma, cioè una registrazione - effettuata da un sensore inserito nel calzino - delle oscillazioni del corpo mentre il cuore pompa il sangue. I diabetici hanno un tracciato caratteristico, e diverso da quello dei non diabetici, proprio per la diversa distribuzione del peso e quindi, della necessità di sangue ossigenato.

Una volta messo a punto il calzino con sensore, i ricercatori coreani lo hanno sperimentato su 20 diabetici e su 20 persone sane di riferimento, eseguendo due tipi di registrazione: 40 secondi in posizione eretta, ma ferma, e 40 secondi in cammino. Contemporaneamente, i partecipanti sono stati sottoposti anche a un elettrocardiogramma tradizionale, tramite unapparecchiatura portatile, per valutare l'accuratezza della calza come strumento di misurazione.

Molto positivi i primi test

Il primo riscontro ha promosso a pieni voti il calzino: i dati provenienti dal suo ballistrogramma si sono rilevati quasi identici a quelli ottenuti dal dispositivo classico. Ma anche le analisi specifiche, relative al piede diabetico, hanno soddisfatto le aspettative, secondo quanto rilevato da specifiche scale di valutazione della neuropatia periferica. Il test ha infatti permesso di distinguere i diabetici dai non diabetici e, tra i primi, coloro che avevano già un danno neurovascolare e le persone, invece, che non mostravano ancora conseguenze di quel tipo. 

Se ulteriori dati, ottenuti su campioni più ampi di popolazione, confermeranno l’affidabilità del calzino con sensore, la prevenzione del piede diabetico potrebbe migliorare. I diabetici nel mondo sono più di 500 milioni, e l’incidenza della malattia è in aumento continuo.


 

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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