Skip to content
IBSA Foundation_seta per riparare i nervi
Paolo Rossi Castelli28 apr 20232 min read

La seta dei ragni per riparare i nervi lesionati

Nuova tecnica messa a punto dai bioingegneri delle università di Vienna e Oxford, che sono riusciti a creare mini-tubuli in cui far ricrescere i nervi. Positivi i primi risultati sugli animali. Ora si pensa a test anche sugli uomini.

Quando un nervo periferico viene reciso, in alcuni casi è possibile ripararlo (o almeno tentare di farlo rigenerare), favorendo la crescita delle terminazioni staccate, lungo opportune guide, finora realizzate con materiali quali il chitosano dei crostacei o il collagene.
I risultati oggi non sono ancora ottimali perché, in alcune situazioni, l’autotrapianto di fibre nervose non attecchisce, e i nervi non ricrescono in modo funzionalmente utile.

Ora però i bioingegneri delle università di Vienna, in Austria, e di Oxford, in Gran Bretagna, hanno messo a punto una tecnica che sembra più efficace di quelle utilizzate finora, partendo da due materie presenti in natura: la seta dei bachi, e quella dei ragni.

Come riferito sulla rivista scientifica Advanced Health Materials, infatti, la seta dei bachi o, per meglio dire, la sua proteina principale, chiamata fibroina, permette di realizzare efficienti mini-tubuli da sfruttare come guide per la ricrescita dei nervi (in questo caso del nervo sciatico), mentre quella dei ragni è stata usata per riempire gli stessi tubuli, affinché avessero la giusta elasticità e robustezza e orientassero la crescita delle cellule di Schwann (cellule che rivestono gli assoni - cioè le parti allungate dei neuroni - con funzioni protettive e isolanti) a loro volta poste all’interno dei tubicini.

Una volta riempite le guide con le cellule nervose, i ricercatori le hanno “attaccate” alle estremità dei nervi recisi nei modelli animali, trattando poi altri animali con l’autotrapianto classico oppure con tubuli vuoti, per confronto, e hanno lasciato i diversi tipi di “cura” in sede per 14 settimane. Alla fine, hanno valutato il recupero funzionale, l’integrità delle nuove fibre nervose (compresa la formazione della guaina protettiva a base di mielina, una sostanza fondamentale per l’isolamento) e la crescita degli assoni, le parti più importanti delle cellule nervose per la trasmissione degli impulsi.

Migliore recupero

Gli studiosi hanno così dimostrato che le cellule di Schwann crescono bene nei tubuli di seta e riescono a costituire una sorta di ponte per le terminazioni nervose, che riprendono a funzionare. Ciò si traduce in un recupero decisamente migliore rispetto alle tecniche precedenti. Anche i nuovi assoni che si generano sono qualitativamente migliori, e tutto ciò senza che ci siano reazioni di rigetto (la seta, d’altro canto, è già impiegata in ambito chirurgico anche per questo motivo).

Gli esperimenti continuano

Oltre a questo, lo studio è stato anche l’occasione per approfondire la struttura dei tubuli, che si sono rivelati porosi e quindi capaci di far passare i liquidi e i nutrienti (e, in direzione opposta, i rifiuti cellulari), essenziali per la sopravvivenza delle cellule di Schwann: caratteristiche che spiegano il successo della guida con la doppia seta.
Tutto sembra essere insomma pronto per i primi test nell’uomo.

 

Seguici su Facebook     New call-to-action    Seguici su LinkedIn

avatar

Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

ARTICOLI CORRELATI