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MusicacomeCura-copertina

Musica come cura

Prima lezione - 17 ottobre 2022

Stato dell’arte della musica in medicina

In questa lezione verranno presentati i filoni di ricerca degli ultimi decenni riguardanti l’impatto di interventi basati sulla musica in diverse specialità mediche, tra cui ostetricia, oncologia, ematologia, geriatria, riabilitazione cardiaca e medicina di famiglia. Il corpus scientifico è molto ampio e comprende studi clinici randomizzati, metodologie miste e ricerche meccanicistiche nel campo delle neuroscienze, che esaminano le risposte psicosociali e fisiologiche a specifici interventi musicali.

Particolare attenzione sarà posta alle seguenti applicazioni cliniche:

  • la musica durante il travaglio e il parto per alleviare il dolore delle contrazioni;
  • composizioni musicali realizzate per individui che provano dolore fisico;
  • strategie di ascolto musicale specializzate per il rilassamento di adulti anziani affetti da depressione e ansia;
  • l'uso della tecnologia musicale per riformulare il significato di una diagnosi di cancro;
  • partecipazione a un intervento musicale virtuale per migliorare i legami sociali degli anziani durante la pandemia.

Queste diverse tecniche basate sulla musica hanno permesso a persone di culture e contesti diversi di dimostrare la propria capacità di scegliere o creare musica con benefici terapeutici. Molte delle strategie erano tecniche psicoeducative che potevano essere riprodotte ogni volta che la persona aveva bisogno di un modo per affrontare il dolore, la depressione o l'ansia, per migliorare l'umore o per creare un senso di significato e di stupore.

Alcune strategie sono state applicate via telemedicina per consentire a coloro che non potevano accedere ai servizi formali di partecipare ai programmi musicali, consentendo loro di affrontare le sfide personali e di enfatizzare la propria creatività. Queste esperienze individuali chiariscono i modi in cui la musica può servire come intervento significativo per una varietà di condizioni umane e contribuire a migliorare la salute e il benessere.

Relatrice

Suzanne Hanser

Suzanne-Hanser
Professoressa di musicoterapia, Berklee College of Music Boston (USA)

Suzanne Hanser è Presidente uscente della World Federation of Music Therapy e della National  Association for Music Therapy. Il suo Individual National Research Service Award del NIA ha lanciato un programma di ricerca per sviluppare e studiare gli effetti della musica e della musicoterapia su dolore, ansia, cambiamenti fisiologici, indicatori di stress e qualità della vita. Ha condotto studi clinici sull’impatto dei protocolli basati sulla musica in ostetricia, oncologia, ematologia, geriatria, riabilitazione cardiaca e medicina di famiglia.  

Bibliografia di riferimento
  • Hanser, S.B. (2016). Integrative Health through Music Therapy: Accompanying the Journey from Illness to Wellness. London: Palgrave Macmillan
  • Quinci, M.A., Belden, A., Goutama, V., Gong, D., Hanser, S., Donovan, N.J., Geddes, M., & Loui, P. (2022). Longitudinal changes in auditory and reward systems following receptive music-based intervention in older adults. Sci Rep 12, 11517 https://doi.org/10.1038/s41598-022-15687-5
  • Solodiuk, J., Jantz, B., Fuller, M., Osterling, D., Foxman, H., Grafft, N., & Hanser, S. (2020). The use of music by adolescents and young adults with sickle cell disease. Creative Nursing, 26(3), 189-196
Discussione con

Prof. Davide Robbiani

Direttore IRB e professore USI

Ha ottenuto il dottorato in medicina presso l’Università di Berna, nel 2000, e ha conseguito un dottorato di ricerca in Immunologia presso la Cornell University di New York, nel 2005. Ha quindi proseguito la carriera accademica quale ricercatore presso la Rockefeller University.

Robbiani è stato chiamato alla direzione dell’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB) nel 2020, dove è anche a capo del laboratorio di Immunologia e Malattie Infettive ed è professore nella Facoltà di scienze biomediche dell’Università della Svizzera italiana (USI). 

Prof. Giuliano Bellorini

Musicista e musicologo, docente USI e Conservatorio “G.Verdi”, Milano (I)

Giuliano Bellorini ha compiuto gli studi musicali al Conservatorio di Milano e quelli letterari all’Università Cattolica della stessa città, perfezionandosi successivamente all’Accademia Chigiana di Siena e al Conservatorio di Ginevra. Ha insegnato presso i conservatori di Matera e di Brescia ed è attualmente docente al Conservatorio “G. Verdi” di Milano.

Clavicembalista, pianista, compositore, musicologo, conduce ricerche in particolare nel campo delle relazioni tra storia della letteratura italiana e storia della musica. È autore di numerosi saggi.    

Seconda lezione - 24 ottobre 2022

Music medicine per contrastare dolore, ansia e stress

Nei pazienti ospedalizzati le cause più frequenti di sofferenza vedono il dolore al primo posto e, subito dopo, lo stress psicologico e l’ansia. Il dolore ha quasi sempre una sorgente somatica ben definita, ma ansia, stress e depressione intervengono spesso sulla base somatica amplificando la sensazione dolorosa. La musica senza dubbio possiede un effetto analgesico, anti ansia e anti stress. Enzo Grossi, responsabile scientifico del corso, presenterà il tema anche alla luce di varie revisioni sistematiche che hanno preso in considerazione decine di studi randomizzati condotti su soggetti adulti e in età pediatrica.
 
Per quanto riguarda il dolore gli studi disponibili evidenziano un effetto analgesico reale e significativo, anche se di entità moderata. Il genere femminile risponde meglio di quello maschile e la musica dal vivo funziona meglio rispetto a quella registrata. Effetti importanti si riscontrano anche su altri correlati negativi del dolore come nausea e vomito, distress psicologico, pressione arteriosa e frequenza cardiaca. Lo stress è il killer silenzioso della società moderna.

Come è noto è l’eccessiva produzione di cortisolo ad essere responsabile degli effetti dannosi dello stress. Una review fondamentale di Chanda e Levitin elenca una serie di studi che dimostrano come l’ascolto musicale riduca inequivocabilmente i livelli di cortisolo circolante. L’effetto è ottenuto sia con musica scelta dallo sperimentatore che dal partecipante. L’azione sul cortisolo sembra essere mediata dall’ossitocina, stimolata dall’ascolto musicale e responsabile di effetti salutogenici quali senso di empatia, condivisione e amicizia. L’ossitocina e le endorfine, anch’esse messe in gioco dalla musica, svolgono anche effetti analgesici, al pari della dopamina, altro neuromediatore stimolato dalla musica a cui si attribuisce primariamente la sensazione di appagamento e piacevolezza legate all’esperienza musicale.

In conclusione, il corpus delle evidenze sul beneficio offerto dalla musica sui sintomi più frequenti nel paziente ospedalizzato è vasto e autorevole. Gli effetti hanno basi molecolari complesse ben documentate basate sia sul rilascio di mediatori neurochimici sia sulla modulazione dell’espressione genetica. Questi aspetti sono spesso poco conosciuti dalla classe medica il che spiega il ritardo nella presa d’atto e nella messa in pratica.

Relatore

Enzo Grossi

Enzo Grossi - foto forum
Medico, docente e ricercatore

Coordinatore del corso e membro dell’Advisory board di IBSA Foundation per la ricerca scientifica. Negli ultimi 15 anni ha lavorato intensamente nel campo dell’arte, cultura e salute con numerose pubblicazioni scientifiche, seminari e corsi universitari. Dal 2012 è Direttore Scientifico della Fondazione “Villa Santa Maria” di Tavernerio (Como) e dell’omonimo Istituto che ospita bambini e adolescenti affetti da patologie neuropsichiatriche. Dal 2016 è Advisor Scientifico di Fondazione Bracco, Milano. Autore di oltre 500 pubblicazioni indicizzate su Google Scholar e su PubMed.

Bibliografia di riferimento
  • Chanda ML, Levitin DJ. The neurochemistry of music. Trends Cogn Sci. 2013 Apr;17(4):179-93. https://doi.org/10.1016/j.tics.2013.02.007  PMID: 23541122
  • Ting, B.; Tsai, C.-L.; Hsu, W.-T.; Shen, M.-L.; Tseng, P.-T.; Chen, D.T.-L.; Su, K.-P.; Jingling, L. Music Intervention for Pain Control in the Pediatric Population: A Systematic Review and Meta-Analysis. J. Clin.Med. 2022, 11, 991. https://doi.org/10.3390/jcm11040991
  • Ginsberg JP, Raghunathan K, Bassi G, Ulloa L. Review of Perioperative Music Medicine: Mechanisms of Pain and Stress Reduction Around Surgery. Front Med (Lausanne). 2022 Feb 4;9:821022. https://doi.org/10.3389/fmed.2022.821022  PMID: 35187004; PMCID: PMC8854756.
  • Facchini M, Ruini C. The role of music therapy in the treatment of children with cancer: A systematic review of literature. Complement Ther Clin Pract. 2021 Feb;42:101289. https://doi.org/10.1016/j.ctcp.2020.101289  Epub 2020 Dec 9. PMID: 33316592
  • Li Y, Xing X, Shi X, Yan P, Chen Y, Li M, Zhang W, Li X, Yang K. The effectiveness of music therapy for patients with cancer: A systematic review and meta-analysis. J Adv Nurs. 2020 May;76(5):1111-1123. https://doi.org/10.1111/jan.14313 Epub 2020 Feb 19. PMID: 32017183 
Testimonial

Alfredo Raglio

Alfredo Raglio - pic
Musicoterapeuta e ricercatore, Istituti Clinici Scientifici Maugeri IRCCS Pavia (I)

Dopo una formazione musicale e musicoterapeutica accademica ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Scienze Biomediche. Responsabile del Laboratorio di Ricerca in Musicoterapia presso gli Istituti Clinici Scientifici Maugeri IRCCS di Pavia e del Servizio di Musicoterapia della Fondazione Bassano Cremonesini per Disabili Psichiche di Pontevico (BS). Docente e coordinatore scientifico e didattico del Master in Musicoterapia dell’Università di Pavia e del biennio ordinamentale in musicoterapia del Conservatorio “G. Verdi” di Milano.

Abstract

Melomics-Health è un algoritmo creato per comporre musica con finalità terapeutiche. Ne saranno illustrate le caratteristiche e le possibili implicazioni nell’ambito della terapia con la musica. L’ascolto musicale può essere considerato un importante strumento terapeutico e la letteratura scientifica ne ha ampiamente evidenziato le potenzialità. Tuttavia, i meccanismi di azione e le implicazioni terapeutiche non sono ancora totalmente chiari. L’utilizzo della musica algoritmica crea le basi per un punto di incontro tra musica e scienza nella prospettiva della cura.

I brani prodotti da Melomics-Health hanno una finalità terapeutica e sono concepiti by-passando le componenti culturali ed estetiche della musica, focalizzando cioè l’attenzione su specifiche strutture e parametri musicali potenzialmente efficaci nel contesto della terapia. La musica di Melomics-Health può essere modellata e disegnata in funzione della terapia e tenendo conto della persona e dei risultati prodotti. Nel corso dell’intervento saranno presentati esempi di musica algoritmica e sperimentazioni in atto per verificarne l’efficacia terapeutica.

Bibliografia di riferimento
  • Raglio A, Baiardi P, Vizzari G, Imbriani M, Castelli M, Manzoni S, Vico F, Manzoni L. Algorithmic Music for Therapy: Effectiveness and Perspectives. Appl. Sci. 2021;11:8833.
  • Raglio A, Bellandi D, Gianotti M, Zanacchi E, Gnesi M, Monti MC, Montomoli C, Vico F, Imbriani C, Giorgi I, Imbriani M. Daily music listening to reduce work-related stress: a randomized controlled pilot trial. J Public Health (Oxf). 2020;42(1):e81-e87.
  • Raglio A, Vico F. Music and Technology: The Curative Algorithm. Front Psychol. 2017;8:2055.
Discussione con

Claudia Gamondi

Libero docente USI, Primario Clinica di Cure Palliative e di Supporto EOC

Laureata in medicina e chirurgia con specializzazione in oncologia medica e cure palliative, ottiene il titolo di Master in medicina palliativa presso l’Università di Bristol (UK) e di Phd In Health Research presso l’Università di Lancaster (UK). 

Dal 2014 è primario della Clinica di cure palliative e di supporto dell’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana (IOSI). Nel corso dell’anno 2020 ottiene la nomina di Libero docente entro la Facoltà di scienze biomediche dell’USI.

Terza lezione - 7 novembre 2022

Educazione musicale e sviluppo psico-cognitivo

Quando si parla dell’influenza della musica sullo sviluppo cognitivo, generalmente si parla di un mondo intero di sfaccettature che hanno quasi sempre una conclusione: la musica fa bene, come illustrerà la relatrice.
La letteratura scientifica ci dimostra che l’istruzione musicale precoce, produce effetti funzionali e strutturali nel cervello. Alcuni studi recenti mostrano che esiste un legame fra l’epoca di inizio dello studio della musica e l’aumento delle funzioni cerebrali.
Spesso i bambini sono esposti ad un ambiente arricchito da musiche di tutti i tipi, dai giochi sonori, ai jingle pubblicitari, alla musica ascoltate in famiglia. Così come per la propria lingua, la maggior parte delle persone sviluppa delle abilità musicali di base attraverso l’interazione con un ambiente musicale. Grazie alla semplice esposizione quotidiana alla musica e alle predisposizioni innate, durante le fasi dello sviluppo i bambini acquisiscono competenze musicali necessarie per accedere a un’eventuale educazione musicale formale successiva, finalizzata allo sviluppo di abilità più specifiche di livello esperto.

Questa forma di conoscenza musicale implicita rende gli ascoltatori di un brano musicale capaci di battere il tempo, cogliere le note sbagliate, ricordare e riprodurre canzoni e ritmi familiari e infine sentire le emozioni espresse dalla musica. Musica e linguaggio condividono aree funzionali e associative. Molte evidenze di tipo correlazionale suggeriscono un impatto positivo del training musicale, e fortunatamente iniziano a comparire nella letteratura scientifica anche revisioni sistematiche e metanalisi che potrebbero indicare relazioni causali fra musica e domini non musicali quali linguaggio, cognizione e funzioni esecutive. In conclusione potremmo immaginare la musica come uno dei costituenti della riserva cognitiva che sarà indispensabile avere in età adulta per arrivare ad un invecchiamento sano.

Relatrice

Luisa Lopez

Luisa Lopez - Pic
Medico neurofisiopatologo, Casa di Cura Villa Immacolata e Fondazione Mariani Milano

Attualmente è Dirigente medico nell’Ambulatorio di Neuropsichiatria dell’età evolutiva, nella Casa di Cura “Villa Immacolata” di Viterbo. Dal 2000 inoltre è consulente scientifica del progetto Neuroscienze e Musica della Fondazione Mariani. È docente presso il corso universitario di Neuropsicomotricità dell’Età Evolutiva dell’Università di Roma Tor Vergata. È Direttore Scientifico della Scuola di Formazione in Musicoterapia Oltre di Roma. Svolge attività di formazione per conto dell’Associazione Italiana Dislessia.

Bibliografia di riferimento
  • Flaugnacco E, Lopez L, Terribili C, Montico M, Zoia S, Schön D. Music Training Increases Phonological Awareness and Reading Skills in Developmental Dyslexia: A Randomized Control Trial. PLoS One. 2015 Sep 25;10(9):e0138715. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0138715 PMID: 26407242; PMCID: PMC4583182.
  • Mikulis N, Inder TE, Erdei C. Utilising recorded music to reduce stress and enhance infant neurodevelopment in neonatal intensive care units. Acta Paediatr. 2021 Nov;110(11):2921-2936. https://doi.org/10.1111/apa.15977 Epub 2021 Jun 21. PMID: 34107110.
  • Aita M, De Clifford Faugère G, Lavallée A, Feeley N, Stremler R, Rioux É, Proulx MH. Effectiveness of interventions on early neurodevelopment of preterm infants: a systematic review and meta-analysis. BMC Pediatr. 2021 Apr 29;21(1):210. https://doi.org/10.1186/s12887-021-02559-6 PMID: 33926417; PMCID: PMC8082967.
Testimonial

Dawn Rose

Dawn Rose - pic.
Ricercatrice senior, Hochschule Luzern

La sua formazione in ambito musicale (batterista professionista, insegnante e artista) ha influenzato i suoi interessi di ricerca nella psicologia della musica e del movimento. Dawn ha completato un master in Music, Mind and Brain alla Goldsmiths, University of London dove ha anche conseguito un dottorato. Attualmente è ricercatrice alla Hochschule Luzern, con studi che prendono in considerazione il benessere dei musicisti ed esplorano l’uso della musica per gestire l’umore e il movimento nelle persone affette da Parkinson.

Abstract

Riflettere sullo sviluppo concomitante di abilità cognitive, comportamentali e socio-emotive nei musicisti

Studi di confronto tra bambini e adulti con e senza formazione musicale forniscono prove di cambiamenti strutturali, funzionali e comportamentali associati all'adattamento dovuto all'esperienza musicale all'interno delle reti neurali sensoriali-motorie, corticali e sottocorticali. I ricercatori hanno suggerito che i cambiamenti associati all'apprendimento musicale possono trasferirsi a domini vicini (ad esempio, l'abilità motoria fine) e/o lontani, come l'intelligenza generale. Tuttavia, pochi studi hanno analizzato lo sviluppo concomitante di una serie di misure cognitive, comportamentali e socio-emotive che riflettono la musicalità emergente. Nessun altro studio ha cercato di incasellare questi risultati nel contesto dell'esperienza dei musicisti adulti. Parlerò di come ho condotto la ricerca scientifica da una prospettiva umanistica.

Il primo studio presentato è un'indagine quantitativa longitudinale quasi-sperimentale su più indicatori di musicalità (Rose, Jones Bartoli, & Heaton, 2017). Sono stati confrontati due gruppi di bambini: 19 di loro hanno partecipato a lezioni di musica di gruppo durante l’orario scolastico per un anno accademico, mentre gli altri 19 hanno seguito lezioni aggiuntive ed extracurriculari, per la prima volta durante lo stesso anno, in cui hanno imparato a suonare uno strumento musicale. 

Una batteria di test comprendeva la misurazione di indicatori di attitudine, intelligenza, memoria, abilità motorie e relazioni da parte di genitori e insegnanti sui comportamenti socio-emotivi. I risultati hanno dimostrato che l'apprendimento musicale ha contribuito a migliorare la coordinazione occhio-mano e l'intelligenza fluida. 

Il secondo studio presentato è un case study con metodi misti che ha preso in esame un solo bambino con bisogni educativi specifici,  testato insieme al campione. Confrontando i suoi punteggi con quelli del gruppo di confronto attivo e incorporando le osservazioni dei tutor musicali, è emerso che il bambino ha tratto beneficio dalla natura individuale delle lezioni e dalla natura collettiva date le opportunità di performance musicale, nonostante le sue difficoltà di apprendimento (Rose, Jones Bartoli, & Heaton, 2018).

Infine, presenterò i risultati di un'indagine qualitativa di teoria fondata (Rose, 2016) condotta su 28 musicisti contemporanei ancora in attività/che tuttora esercitano la professione. Questi hanno riflettuto su cosa significhi essere musicisti, oltre a identificare consapevolmente quali qualità abbiano acquisito grazie alle loro esperienze musicali. È emerso un modello di musicalità che mette in discussione le ipotesi relative al concetto degli effetti del transfer. I dati forniscono nuove ipotesi secondo cui l'apprendimento musicale sostenga e consolidi abilità cognitive e comportamentali flessibili e la creatività, che sono ulteriormente arricchite dalla concomitante esperienza di comunicazione non verbale, musica e socializzazione incluse.

Bibliografia di riferimento
Discussione con

Prof. Giacomo Simonetti

Direttore IRB e professore USI

Laureato alla facoltà di medicina di Berna nel 1999. Ha svolto la formazione in pediatria e in nefrologia pediatrica presso l’Ospedale Universitario pediatrico di Berna e presso l’Ospedale Universitario pediatrico di Heidelberg, Germania.

Nel 2005 ottiene il titolo di specialista in pediatria, e nel 2008 il titolo di sottospecialità in nefrologia pediatrica. Dal 2010 al 2014 era caposervizio dell’Unità di nefrologia pediatrica dell’Ospedale Universitario pediatrico di Berna. Dal 2017 è Professore di Ruolo per la pediatria all’USI.

Quarta lezione - 14 novembre 2022

Musicoterapia in ambito neuropsichiatrico infantile e psichiatrico

La musica è stata descritta come il linguaggio delle emozioni, come un'arte sociale e come altamente gratificante. Molti problemi di salute mentale, come l'autismo, la schizofrenia o la depressione, hanno a che fare con problemi emotivi, relazioni sociali e motivazione. Non sorprende quindi che la musica sia stata utilizzata nella storia dell'umanità per promuovere la salute mentale. Tuttavia, la musicoterapia come disciplina è molto più giovane e la ricerca sulla musicoterapia lo è ancora di più.
Una serie di revisioni sistematiche di studi randomizzati e controllati (RCT) ha dimostrato gli effetti benefici della musicoterapia, evidenziando al contempo i limiti della ricerca esistente:
Nella schizofrenia, le revisioni Cochrane hanno inizialmente (2005) evidenziato effetti sui sintomi negativi, tra cui blocco emotivo, ritiro sociale e riduzione della motivazione. Gli aggiornamenti successivi (2011, 2017) hanno documentato la crescita della ricerca, compresi ulteriori risultati a lungo termine, e hanno evidenziato l'importanza della qualità della musicoterapia.
Per quanto riguarda l'autismo, la prima revisione Cochrane (2006) ha mostrato un'indicazione di effetti sull'interazione sociale, un dominio centrale di compromissione nell'autismo, tuttavia basata su studi molto piccoli. Gli aggiornamenti (2014, 2022) hanno confermato questi effetti, basandosi su studi più ampi, ma hanno anche evidenziato una notevole eterogeneità, che può essere dovuta ai partecipanti o agli interventi.

Inoltre, la mutata visione dell'autismo come tratto di personalità piuttosto che come disturbo ha evidenziato l'importanza dei risultati della salute mentale e della partecipazione sociale.
Per quanto riguarda la depressione, una prima revisione Cochrane (2011) ha suggerito effetti positivi sui sintomi depressivi, ma ha anche evidenziato carenze metodologiche e una portata limitata. Un aggiornamento successivo (2017) ha confermato questi effetti, mostrando anche effetti positivi sull'ansia e sul funzionamento, ma ancora senza chiarezza sui metodi di musicoterapia utilizzati.
In generale, un numero crescente di ricerche suggerisce che la musicoterapia può avere effetti benefici e nessun o pochi effetti collaterali. Tuttavia, una preoccupazione crescente è l'eterogeneità dei risultati. La musicoterapia può significare molti tipi di attività, contesti e obiettivi. È necessaria una ricerca meccanicistica a grana più fine per capire meglio quale tipo di musica (dall'ascolto a diversi tipi di creazione di musica attiva), condotta da chi e in quale contesto, sia più utile per quali pazienti e obiettivi. La connettività cerebrale funzionale misurata con la fMRI è una metodologia promettente che sta iniziando a essere utilizzata nel campo. Potrebbe avere un potenziale come biomarcatore predittivo. Studi recenti e in corso nella schizofrenia e nell'autismo saranno discussi in relazione alle teorie della motivazione sociale e dell'elaborazione predittiva della ricompensa.

Relatore

Christian Gold

Christian Gold 1
Professore, NORCE Bergen (NOR)

Si è laureato in musicoterapia all’Università per la musica e le arti interpretative di Vienna e ha conseguito un dottorato di ricerca in musicoterapia all’Università di Aalborg (DK). Docente al Norwegian Research Centre (NORCE) di Bergen, all’Università di Bergen e all’Università di Vienna, Gold ha condotto numerosi studi sulla promozione della salute mentale tramite interventi musicali e psicosociali. 
Recentemente si è concentrato sull’utilizzo dell’imaging cerebrale per migliorare la comprensione dei meccanismi e dei processi di intervento.

Bibliografia di riferimento
  • Aalbers, S., Fusar-Poli, L., Freeman, R. E., Spreen, M., Ket, J. C., Vink, A. C., Maratos, A., Crawford, M., Chen, X. J., & Gold, C. (2017). Music therapy for depression. Cochrane Database Syst Rev, 11, CD004517. https://doi.org/10.1002/14651858.CD004517.pub3
  • Geretsegger, M., Fusar-Poli, L., Elefant, C., Mössler, K. A., Vitale, G., & Gold, C. (2022). Music therapy for autistic people. Cochrane Database of Systematic Reviews, 5. https://doi.org/10.1002/14651858.CD004381.pub4
  • Geretsegger, M., Mössler, K. A., Bieleninik, Ł., Chen, X. J., Heldal, T. O., & Gold, C. (2017). Music therapy for people with schizophrenia and schizophrenia-like disorders. Cochrane Database of Systematic Reviews, 5. https://doi.org/10.1002/14651858.Cd004025.Pub4
Testimonial

Antoni Rodriguez-Fornells

Antoni Rodriguez-Fornells pic.
Ricercatore CBPU, ICREA Barcelona (ES)

Ha conseguito un dottorato all’Università di Barcellona. Nel 2004 ha ottenuto una cattedra di ricerca presso l’ICREA (Istituto catalano di ricerca e studi avanzati) e successivamente ha creato un proprio gruppo di ricerca (Cognition and Brain Plasticity Unit) all’Istituto di ricerca biomedica dell’Ospedale Bellvitge dell’Università di Barcellona, dedicato allo studio del processo di apprendimento e della plasticità cerebrale in pazienti sani e cerebrolesi. 

Abstract

Modulare la ricompensa e la curiosità musicale e il loro potenziale ruolo nella neuro-riabilitazione

Nella vita di tutti i giorni gli esseri umani cercano costantemente di partecipare a esperienze altamente complesse e piacevoli come ascoltare musica, cantare o suonare, che non sembrano avere alcun vantaggio specifico per la sopravvivenza. Capire come il cervello decodifichi la musica in un'esperienza piacevole e gratificante è una tematica affascinante, che potrebbe essere determinante per comprendere al meglio l'elaborazione delle soddisfazioni astratte negli esseri umani e il loro coinvolgimento in attività intrinseche motivate dalla curiosità. Precedenti risultati di neuroimaging hanno mostrato l'attivazione delle reti del mesencefalo relative al sistema di ricompensa e motivazione e il coinvolgimento del sistema dopaminergico nel piacere suscitato dalla musica. 

Presenteremo nuove prove che dimostrano in quale misura la neurotrasmissione dopaminergica e oppioide medi causalmente l'esperienza edonica derivante dalla musica e in quale misura la motivazione porti a intraprendere attività legate alla musica.
Inoltre, considerando il coinvolgimento dei meccanismi di ricompensa-motivazione durante l'elaborazione della musica, valuteremo in quale misura la capacità dei pazienti con ictus di provare piacere dalle attività musicali possa essere correlata ai risultati da loro ottenuti nei programmi di riabilitazione musicale. Nel complesso, il presente programma di ricerca mostra prospettive promettenti in termini di implementazione di programmi riabilitativi arricchiti dall’elemento musicale volti a superare deficit motori e cognitivi, stimolando la curiosità e la motivazione dei pazienti e aumentando così il loro benessere.

Bibliografia di riferimento
  • Ferreri, L., Riba, J., Zatorre, R., Rodriguez-Fornells (2021). Chills, bets and dopamine: a journey into music reward. Brain, Beauty, and Art. Essays Bringing Neuroaesthetics into Focus. Edited by Anjan Chatterjee and Eileen Cardilo. Oxford University Press
  • Grau-Sanchez, A., Munte, T.F., Alternmuller, E., Duarte, E. & Rodriguez-Fornells, A. (2020). Potential benefits of music playing in stroke upper limb motor rehabilitation. Neuroscience and Beh. Reviews, 112, 585-599
  • Ferreri, L., Mas-Herrero, E., Zatorre, R., Gomez-Andrés, A., Alicart, H., Marco-Pallarés, J., Olivé, G., Antonijoan, R., Valle, M., Riba, J., Rodriguez-Fornells, A. (2019). Dopamine modulates the reward experiences elicited by music. PNAS, 116, 3793-3798
Discussione con

Prof. Andrea Raballo

Professore USI, medico psichiatra

Si è laureato in medicina e chirurgia nel 2000 all’Università di Parma, dove ha ottenuto la specializzazione in Psichiatria e Psicoterapia. Nel 2011 ha conseguito il dottorato alla Faculty of Health Sciences dell’Università di Copenhagen (DK).

Nel 2022 è stato nominato responsabile della formazione accademica e della ricerca presso l’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale con responsabilità cliniche e professore di ruolo di psichiatria presso la Facoltà di scienze biomediche dell’USI.

Quinta lezione - 21 novembre 2022

Musica come compagna per il benessere nel corso della vita

La continua ricerca nell'ambito della psicologia della musica ha messo in evidenza i profondi effetti dell'ascolto musicale sul benessere percepito, sulla qualità di vita e sulle emozioni. La musica può essere particolarmente adatta a gestire o regolare le emozioni e lo stress nella vita di tutti i giorni, poiché ha la capacità di distrarre e coinvolgere gli ascoltatori in una varietà di modi cognitivi ed emotivi. Ogni volta che scegliamo un brano musicale da ascoltare, facciamo una serie di valutazioni psicologiche molto sofisticate e ricche di sfumature sul nostro stato d'animo e sull'ambiente in cui ci troviamo.
La relatrice offrirà una panoramica sul significato dell’ascolto della musica e il suo ruolo in termini di salute e benessere considerando tutte le fasi della vita. Numerose evidenze suggeriscono che cantare ninne-nanne durante la gravidanza può rafforzare il legame tra madre e bambino.

Negli adolescenti la musica può promuovere la costruzione della propria identità personale e sociale, facilitando l’autoregolazione, l’espressione di sé e la partecipazione nella comunità. Spesso gli adulti ascoltano musica nella vita di tutti i giorni per regolare emozioni e funzioni psico-fisiologiche, per evocare ricordi del proprio vissuto, stimolare l’immaginazione e fantasticare. In situazioni difficili, come ad esempio nel corso della pandemia di Covid-19, numerose persone hanno trovato nella musica una risorsa per affrontare e gestire il proprio isolamento. In età avanzata, la musica continua a offrire un potente supporto per il miglioramento della salute attraverso la stimolazione cognitiva, la neuroprotezione e la neuroriabilitazione, sia in soggetti sani che in quelli con compromissioni.

Relatrice

Liila Taruffi

Liila Taruffi pic
Ricercatrice, Università di Durham, (UK)

Dopo il dottorato di ricerca in Psicologia e Neuroscienze della Musica alla Freie Universität Berlin, Liila ha ricoperto vari incarichi di ricerca e insegnamento in diverse istituzioni internazionali. Le sue ricerche, all’intersezione tra psicologia, neuroscienze ed estetica, si concentrano sulla capacità della musica di influenzare le emozioni e gli stati mentali orientati all’interno, come il mind-wandering e le immagini mentali visive.

Bibliografia di riferimento
  • Maillet, D., Beaty, R. E., Jordano, M. L., Touron, D. R., Adnan, A., Silvia, P. J., ... & Kane, M. J. (2018). Age-related differences in mind-wandering in daily life. Psychology and aging, 33(4), 643-653
  • Taruffi, L., Pehrs, C., Skouras, S., & Koelsch, S. (2017). Effects of sad and happy music on mind-wandering and the default mode network. Scientific reports, 7(1), 1-10
  • Taruffi, L. (2021). Mind-wandering during personal music listening in everyday life: Music-evoked emotions predict thought valence. International journal of environmental research and public health, 18(23)
Testimonial

Paolo Paolantonio

Paolo Paolantonio foto
Musicista e ricercatore, Conservatorio della Svizzera italiana

Musicista e ricercatore, ha conseguito un dottorato in Performance Science al Royal College of Music di Londra. Nel 2021 è risultato vincitore della call for case studies indetta in occasione del Forum Svizzero “Cultura e salute: Alleanza per un futuro sostenibile” ideato da IBSA Foundation e dalla Divisione Cultura della Città di Lugano. Nello stesso anno, il programma “Musica e Parole in casa anziani” di cui è ideatore e responsabile è stato incluso come “best practice” nel rapporto “Arts and Culture in every care home?” pubblicato dalla Baring Foundation (Regno Unito).

Abstract

L'ascolto e la pratica musicale possono offrire benefìci alla popolazione anziana. Tuttavia, non è ancora chiaro in che misura i residenti delle case anziani hanno accesso alla musica nella loro quotidianità e quale ruolo essa svolga nella loro vita. Questo studio ha esplorato questi aspetti con approccio qualitativo, intervistando 20 residenti in 6 case anziani della Svizzera Italiana. I dati sono stati analizzati con analisi tematica e attraverso la lente del PERMA model of wellbeing. 

I risultati hanno evidenziato che la musica ricopre un ruolo importante per il benessere e la qualità di vita per i residenti, poiché il coinvolgimento con essa rafforza i legami con la propria identità, provoca sensazioni positive e promuove interazioni sociali. Allo stesso tempo, è emerso che per molti residenti l’accesso alla musica è diminuito dopo l’ingresso in casa anziani, che molti di essi desiderano avere più esperienze musicali nella loro quotidianità e che sono interessati a scoprire e comprendere generi e autori non familiari.

Bibliografia di riferimento
  • Paolantonio, P., Pedrazzani, C., Cavalli, S., & Williamon, A. (2021). Music in the life of nursing home residents. Arts & Health, 1–17. https://doi.org/10.1080/17533015.2021.1942938
  • Paolantonio, P., Cavalli, S., Biasutti M., Pedrazzani, C., & Williamon, A. (2020). Art for Ages: The effects of group music making on the wellbeing of nursing home residents. Frontiers in Psychology, 11, Article 575161. https://doi.org/10.3389/fpsyg.2020.575161
  • Costa, F., & Ockelford, A. (2019). Why music? An evaluation of a music programme for older people in the community. International Journal of Music and Performing Arts, 6(2), 34–45. https://doi.org/10.15640/ijmpa 
Discussione con

Prof.ssa Cristiana Sessa

Professoressa USI, responsabile Unità tumori ginecologici 

Ha conseguito la specializzazione in Ostetricia e Ginecologia presso l’Università di Verona nel 1983. Nel 1991 ha conseguito il Diploma in Palliative Medicine presso l’Università del Galles e il diploma in Advanced Studies in Pharmaceutical Medicine presso l’Università di Basilea nel 2015.

Dal 1997 al 2017 è stata responsabile per la ricerca clinica e vice primaria all’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana. Nel 2021 è stata nominata Professoressa titolare all’USI.

Sesta lezione - 28 novembre 2022

Musicoterapia per le demenze e la riabilitazione neurologica

La musicoterapia si è mostrata efficace nell’ambito dei disordini cognitivi, in particolare nella riduzione dei disturbi psico-comportamentali. Come dimostrerà il relatore, il canale sonoro-musicale costituisce infatti un mediatore privilegiato che attiva, anche in casi di grave deterioramento cognitivo, una comunicazione arcaica che permette il contatto con le proprie emozioni e costituisce un essenziale ponte comunicativo tra esterno e interno. Il suono e la musica stimolano inoltre le funzioni cognitive su cui esercitano un’importante azione, soprattutto nelle fasi iniziali della demenza e nel “mild cognitive impairment”.

Dal punto di vista riabilitativo ci sono corpose evidenze che pongono in relazione il suono (soprattutto la componente ritmica) e il movimento con importanti effetti sulle aree motorie e conseguentemente sulla riabilitazione neuromotoria nelle principali patologie neurologiche (stroke, Parkinson, sclerosi multipla). Studi che si avvalgono di tecniche musicoterapeutiche più note (quelle afferenti alla Neurologic Music Therapy rivolte anche alla riabilitazione cognitiva, del linguaggio in particolare) ma anche più recenti e innovative (si pensi alle tecniche di “sonification”) documentano un’azione importante della musica nel contesto neurologico.

Relatore

Alfredo Raglio

Alfredo Raglio - pic
Musicoterapeuta e ricercatore, Istituti Clinici Scientifici Maugeri IRCCS Pavia (I)

Dopo una formazione musicale e musicoterapeutica accademica ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Scienze Biomediche. Responsabile del Laboratorio di Ricerca in Musicoterapia presso gli Istituti Clinici Scientifici Maugeri IRCCS di Pavia e del Servizio di Musicoterapia della Fondazione Bassano Cremonesini per Disabili Psichiche di Pontevico (BS). Docente e coordinatore scientifico e didattico del Master in Musicoterapia dell’Università di Pavia e del biennio ordinamentale in musicoterapia del Conservatorio “G. Verdi” di Milano.

Bibliografia di riferimento
  • Raglio A, Bellandi D, Manzoni L, Grossi E. Communication improvement reduces BPSD: a music therapy study based on artificial neural networks. Neurol Sci. 2021;42(5):2103-2106
  • Raglio A, Attardo L. Music therapy in dementia: the effects of music therapy and other music interventions on behavior, emotion and cognition, Diagnosis and Management in Dementia (Eds C.R. Martin, V.R. Preedy), Academic Press, Elsevier, London (UK), 44: 695-711, 2020
  • van der Steen JT, Smaling HJ, van der Wouden JC, Bruinsma MS, Scholten RJ, Vink AC. Music-based therapeutic interventions for people with dementia. Cochrane Database Syst Rev. 2018;7(7):CD003477
  • Raglio A, Panigazzi M, Colombo R, Tramontano M, Iosa M, Mastrogiacomo S, Baiardi P, Molteni D, Baldissarro E, Imbriani C, Imarisio C, Eretti L, Hamedani M, Pistarini C, Imbriani M, Mancardi GL, Caltagirone C. Hand rehabilitation with sonification techniques in the subacute stage of stroke. Sci Rep. 2021;11(1):7237
  • Raglio A, Music and neurorehabilitation: Yes, we can! Funct Neurol. 2018;33(4):173-174
    Thaut MH, Hoemberg V. (Eds.). Handbook of neurologic music therapy. Oxford University Press (UK), 2014
Testimonial

Daniele Molteni

Daniele Molteni pic
Freelance, esperto in musicoterapia

Ha conseguito il Master in musicoterapia presso l’Università di Pavia, al Corso di perfezionamento in musica e musicoterapia in neurologia presso Università degli studi di Ferrara e al corso quadriennale presso la Pro Civitate Christiana di Assisi.
Ha frequentato la laurea triennale in musica elettronica e tecnologie del suono presso il Conservatorio Verdi di Como e in Scienze e Tecnologie della Comunicazione Musicale presso l’Università degli Studi di Milano. Svolge attività di consulenza, docenza e formazione in musicoterapia.

Abstract

La musica è in grado di coinvolgere sistemi senso-percettivi, comunicativi, cognitivi, emotivo-affettivi e motori. Date le sue potenzialità e le evidenze riscontrate, la musica, è divenuta un valido strumento applicabile in ambito clinico sia in setting relazionali sia in contesti orientati alla riabilitazione. 
L’intervento sarà volto ad approfondire, mediante esempi tratti da sedute cliniche, come possono essere strutturati interventi di musicoterapia nel contesto delle demenze e un ambito neuro-riabilitativo. 

Gli esempi si riferiranno all’impatto della musicoterapia sulle demenze (con particolare riferimento agli aspetti comunicativo-relazionali) e, nell’ambito della riabilitazione neuro-motoria, verranno illustrate tecniche e possibili modalità di intervento con la musica che possano integrarsi ed aumentare l’efficacia dei percorsi riabilitativi standard. Gli esempi includeranno anche esperienze neuro-riabilitative realizzate con il supporto tecnologico attraverso tecniche di “sonification”.

Bibliografia di riferimento
  • Raglio, A., Panigazzi, M., Colombo, R., et al. (2021). Hand rehabilitation with sonification techniques in the subacute stage of stroke. Scientific reports, 11(1), 7237. https://doi.org/10.1038/s41598-021-86627-y
  • Raglio A., Molteni D., Imbriani C., Panigazzi M. La riabilitazione neuromotoria con tecniche di “sonification”. G Ital Med Lav Erg 2021; 43:3, Suppl, 42-46 ISSN 1592-7830
  • Colombo, R., Raglio, A., Panigazzi, M., Mazzone, A., Bazzini, G., Imarisio, C., ... & Imbriani, M. (2019). The SonicHand Protocol for Rehabilitation of Hand Motor Function: A Validation and Feasibility Study. IEEE Transactions on Neural Systems and Rehabilitation Engineering, 27(4), 664-672
  • Raglio A., Molteni D., Panigazzi M., Imbriani C. La riabilitazione con la musica nella medicina riabilitativa e nelle cure correlate: basi scientifiche e applicazioni. G Ital Med Lav Erg 2018; 40:1, Suppl, 59-66 ISSN 1592-7830
Discussione con

Prof. Luca Gabutti

Professore USI, primario e capo dipartimento medicina interna EOC

Laureato in medicina presso l’Università di Losanna nel 1990. Ha conseguito il  titolo di MD presso l’Università di Berna nel 1996, di PD e la professura titolare presso l’Università di Losanna nel 2006 e 2012.

Affascinato dai disturbi elettrolitici in emodialisi, ha avviato un percorso di ricerca per proseguire nella medicina interna con argomenti relativi ai fattori di rischio cardiovascolare, ipertensione, rigidità vascolare, networking di dati tra ospedali e qualità e adeguatezza delle cure.

Settima lezione - 5 dicembre 2022

Musica e coesione sociale

Come avremo modo di constatare dalla presentazione dello speaker, il coinvolgimento “nella musica” svolge un ruolo fondamentale nella costruzione di legami sociali tra individui e gruppi, che a loro volta favoriscono la salute e il benessere. Sebbene ciò sia riconosciuto da tempo e sia evidente in molti aspetti della vita quotidiana - cori, tifosi di calcio, bande militari, canti di filastrocche con i bambini - recenti ricerche hanno identificato i meccanismi neurali grazie ai quali cantare, ballare e fare musica insieme creano sentimenti di gratificazione che permangono anche dopo la cessazione dell'attività musicale comune. L'uso della musica per costruire la coesione sociale è presente in tutte le società umane conosciute ed è profondamente radicato nella nostra storia evolutiva, essendo emerso molto prima del linguaggio, circa 100.000 anni fa.

In questa conferenza si riassumerà la storia evolutiva e il ruolo della musicalità e della socialità nella vita dei nostri primi antenati, prima di passare in rassegna l'attuale comprensione dei meccanismi neurobiologici che creano questo legame. Sarà anche preso in considerazione il modo in cui gli effetti di coesione sociale della musica sono stati intenzionalmente utilizzati per vari scopi, dall'uso nella medicina moderna a quello per ottenere vantaggi finanziari e politici attraverso la manipolazione sociale.

Relatore

Steven Mithen

Steve Mithen pic.
Archeologo, Università di Reading (UK) 

Archeologo dell’Università di Reading (UK). Si è laureato in Preistoria e Archeologia all’Università di Sheffield nel 1983 e ha poi conseguito un master in Calcolo biologico all’Università di York. Tra il 1984 e il 1988 ha conseguito un dottorato di ricerca presso l’Università di Cambridge sul processo decisionale dei cacciatori-raccoglitori preistorici. Questo ha sviluppato i suoi interessi nell’evoluzione della mente umana, del linguaggio e della musica. 

Bibliografia di riferimento
  • Savage, P., Loui, P., Tarr, B., Schachner, A., Glowacki, L., Mithen, S., & Fitch, W. 2011. Music as a coevolved system for social bonding. Behavioural and Brain Sciences 44, E59. https://doi.org/10.1017/S0140525X20000333
  • Mithen, S.J. 2005. The Singing Neanderthals: The Origins of Music, Language, Mind and Body. London: Weidenfeld & Nicolson. 374 pp. ISBN 13-780297-643173, ISBN 10-0-297-64317 72005
  • Mithen S. The music instinct: the evolutionary basis of musicality. Ann N Y Acad Sci. 2009 Jul;1169:3-12. https://doi.org/10.1111/j.1749-6632.2009.04590.x. PMID: 19673750
Testimonial

Deborah Parker

Deborah Parker - pic
Musicista e musicoterapeuta, Associazione Prima Materia Montespertoli (I)

Ha studiato musica all’Università di York (UK) e ha completato il suo master come violoncellista alla Musikhochschule di Friburgo in Brisgovia (DE). In seguito si è stabilita in Italia, prima di conseguire un master come musicoterapeuta ad Assisi e a Cambridge. È membro fondatore dell’Associazione Prima Materia. Coordinatrice didattica del progetto musicale comunitario dell’associazione a Montespertoli, che comprende una clinica di musicoterapia. È attiva come formatrice di musicoterapia in corsi professionali in tutta Italia.

Abstract

La pratica musicale comunitaria riconosce il far musica come risorsa primaria per l'espressione individuale, la comunicazione e il benessere sociale e, di conseguenza, come potente catalizzatore di trasformazione sociale.
L'organizzazione comunitaria Prima Materia ha sviluppato negli ultimi decenni risorse musicali per la comunità locale di Montespertoli (FI) e per il Libano, come fattori di protezione per la comunità di rifugiati palestinesi costretti a vivere in Libano, grazie al progetto "Musica e Resilienza", che ha ricevuto il premio Musical Rights (Diritti musicali) dall'International Music Council nel 2013. 

Si apriranno alcuni spiragli in merito a questi progetti e sulla ricerca che ne consegue, grazie a documentazioni audiovisive, case study e narrazioni, fornendo prove del potenziale della musica come promotore di un cambiamento positivo in un'ampia varietà di contesti sociali, tra cui l'assistenza sanitaria mentale, il lavoro psicosociale, l'istruzione e la cultura.
La documentazione porterà alla luce alcune delle proprietà e degli attributi specifici del far musica in un contesto comunitario, che creano coesione sociale, basata su ciò che Lee Higgins (2012) descrive come "ospitalità incondizionata", in cui ogni membro della comunità è accolto, rispettato e valorizzato.

Bibliografia di riferimento
  • Higgins, L. (2012). Community music: In theory and in practice. Oxford University Press.
    https://doi.org/10.1093/acprof:oso/9780199777839.001.0001   
  • Parker, D., Younes, L., Orabi, M., Procter, S., & Paulini, M. (2021). Music therapy as a protection strategy against toxic stress for Palestinian refugee children in Lebanon: A pilot research study. Approaches: An Interdisciplinary Journal of Music Therapy. http://approaches.gr/parker-a20210510/
  • Parker, D., Gentili, D., Brown, H., Balducci, A. (2021). Adjusting the Pitch: An Ethnographic Exploration of Action Learning in an International Music Exchange Project. Voices: a world forum for music therapy vol.21/2. GAMUT. https://doi.org/10.15845/voices.v21i2.3075 
Discussione con

Prof. Peter Schulz

Professore USI, Facoltà di comunicazione, cultura e società

Professore di Teorie della comunicazione e Comunicazione sanitaria dell’Università della Svizzera italiana. Nel suo lavoro ha cercato di riunire le riflessioni provenienti dalle scienze umane, dalle scienze sociali e dalle tecnologie dell’informazione per indagare su questioni importanti nella comunicazione sanitaria.

Dal 2017 è anche professore onorario presso l’ANU (Australian National University, Canberra, AUS).