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Redazione IBSA09 ott 20194 min read

Convivium "Futuro + umano"

L’umano contiene in sé una dimensione fragile e caotica, fatta di capricci, debolezze e passività, ma riserva anche risorse straordinarie di curiosità, passione, capacità di cura. Accanto a queste, una terza affascinante dimensione discopre soluzioni impreviste. L’ipotesi che guida la riflessione di Francesco Morace, sociologo e Presidente di Future Concept Lab, è che proprio da qui, dalla vita stessa e da quanto di più umano in essa si manifesta, occorra partire alla ricerca di indicazioni per un mondo migliore.

Le soluzioni ai problemi non vengono definite dalla programmazione, sebbene necessaria, ma dall’incontro del «principio speranza» con il «principio responsabilità», due componenti profondamente umane, non riproducibili con l’intelligenza artificiale. Le macchine non possono sperare, e tanto meno essere considerate responsabili per la loro attività. A questo riguardo troppo spesso dimentichiamo ciò che ci rende unici, irripetibili, inimitabili: la curiosità e la compassione, il sorriso e la carezza, l’umore e il carattere, la fiducia e l’esitazione. Eppure il nostro destino e la nostra intelligenza dipendono dall’insieme imperscrutabile di questi fattori, qualità dell’umano essenziali per una proposta ad alta risoluzione come alternativa complementare alla bassa risoluzione cui non dobbiamo rassegnarci, per far evolvere – anche a favore delle sorti del nostro sistema – la curiosità in gusto, la passione in ingegno applicato e la cura in qualità inimitabile.

Su questi temi, assieme a Francesco Morace, hanno dialogato Alessandro Curioni, Direttore dell’IBM Research di Zurigo e Damiano Costa, coordinatore del Master in Philosophy dell‘Università della Svizzera italiana.

 

Location

LAC Lugano Arte e Cultura – Svizzera

Data

9 ottobre 2019 – ore 18:30 – 20:00

Rassegna Stampa

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Programma

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Video Interviste

 

UN FUTURO APERTO ALLA SPERANZA

Damiano Realini – Giornalista e presentatore della Radiotelevisione Svizzera di lingua italiana, Lugano, Svizzera

 

Il mondo si divide tra i tecnofobici, quelli che hanno il terrore delle nuove tecnologie e dell’Intelligenza Artificiale, e i tecnofili, quelli innamorati delle macchine. Io prima mi posizionavo un po’ nel primo gruppo: oggi ho capito che se riusciremo a sorpassare queste paure potremo arrivare a un’umanità migliore e potenziata. Penso a mio nonno, quando gli è stato regalato per un compleanno un iPod: un elemento tecnologico entrava nella vita di una persona che aveva sempre fatto parte di un mondo rurale, e la rendeva felice! Se la tecnologia ha reso felice mio nonno, credo ci possano essere ragionevoli elementi di speranza.

 

 

 
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CONTINUEREMO A FARE TANTE COSE MOLTO MEGLIO DI UNA MACCHINA

Francesco Morace – Sociologo e Presidente di Future Concept Lab, Milano, Italia

 

Sicuramente l’Intelligenza Artificiale è potentissima nella computazione, nella memoria, nel calcolo: su questo dovremo accettare la superiorità della macchina. Ma noi abbiamo tantissime altre capacità e qualità che sono parte della nostra intelligenza. Dovremo trovare un equilibrio corretto fra quanto le macchine riusciranno a produrre – liberando tempo ed energia alla nostra attività – e quanto invece in termini di creatività, di cura, ciascuno di noi continuerà a fare molto meglio di una macchina. Non bisogna avere paura dell’Intelligenza Artificiale, ma temere la stupidità naturale.

Credo che Fondazione IBSA abbia il grande merito di ampliare il territorio di riflessione a temi che sono di grande importanza per ciascuno di noi. C’è una sensibilità umana che va coinvolta in questo passaggio storico, altrimenti rischieremo di trovare meravigliose risorse per il futuro che però le persone non capiscono e non utilizzano.

 

 

 
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UNA TECNOLOGIA DI CUI NON DOBBIAMO AVERE PAURA

Alessandro Curioni – Direttore dell’IBM Research di Zurigo, Svizzera

 

Argomento del Convivium è l’Intelligenza Artificiale, la nuova tecnologia che ci permetterà di capire i dati ed estrarne conoscenza, e consentirà a chiunque di lavorare meglio e in modo più efficace. E’ una tecnologia che non deve far paura, perché ci aiuterà a essere migliori come professionisti e come società. Le macchine possono aiutarci a ottimizzare processi specifici, a unire le informazioni per consentirci di prendere le decisioni in modo più consapevole e olistico.

 

 

 
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E’ IMPOSSIBILE CREARE PERSONE ARTIFICIALI

Damiano Costa – Filosofo e ricercatore dell’Università della Svizzera Italiana, Lugano, Svizzera

 

L’Intelligenza Artificiale è un ambito di studio che può avere due obiettivi: il primo è quello di creare macchine che simulino il comportamento umano e quindi si comportino come se stessero pensando, provando emozioni, prendendo decisioni. Il secondo obiettivo è molto più ambizioso: realizzare macchine che, di fatto, pensino, si emozionino, decidano. Insomma, creare delle persone artificiali. Un obiettivo irraggiungibile.

Se dovessimo immergerci in una macchina del primo tipo, troveremmo una vita interiore totalmente assente; in una macchina del secondo tipo, noi vedremmo quel paesaggio variegato tipico delle nostre menti. Proprio perché prive di una vita interiore, queste macchine sono soggetti non responsabili delle proprie azioni e diretti da noi, che li scegliamo e li programmiamo. Le macchine ci potranno aiutare per l’intelligenza, ma avranno sempre bisogno di noi per la saggezza.

 

 

 
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LE DIFFICOLTÀ DI UNA MACCHINA NEL CAPIRE UN ESSERE UMANO

Igor Horvat – Attore di teatro, Milano, Italia

 

Per il Convivium ci è venuto in mente di creare il personaggio di Algor, che si manifesta solo attraverso la voce perché è una sorta di assistente vocale, un’interfaccia che dialoga in diretta con i relatori. Apparentemente Algor è molto efficiente e regge bene il suo ruolo, ma a un certo punto il gioco si svela, quando alla macchina si richiede un parere personale su quanto ha appena sentito…

Per scrivere il testo sono dovuto entrare in un’altra dimensione di pensiero e immaginarmi come la tecnologia possa interagire con quel mondo di improvvisazione che è proprio dell’essere umano, cercando di capire quali difficoltà può incontrare una macchina che non ha ancora avuto le istruzioni per agire in questo modo.

 

 

 
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