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The Ars Electronica Center or AEC
Giacinto Di Pietrantonio26 ott 20216 min read

Ars Electronica: l'Arte che nasce nel Futuro

Il progetto Ars Electronica, nato con un festival nel 1979 e coronato dalla creazione nel 2009 di un museo digitale a Linz (Austria), si pone da sempre l’obiettivo di dare una nuova definizione dell’idea dell’arte, in cui la persona è posta al centro come co-autore dell’opera. Questa filosofia è rispettata dalle mostre del museo e dalle opere partecipative presentate durante il festival.

Chi arriva a Linz, cittadina dell’Austria del nord al confine con la Repubblica Ceca, non può fare a meno di vedere un edificio “fantascientifico” chiamato Ars Electronica Center. Si tratta di un’architettura progettata nel 2009 dallo studio viennese Treusch architecture ZT GmbH, in cui l’interno mantiene ciò che l’esterno promette.

Si tratta di uno dei musei digitali e di intelligenza artificiale più avveniristici e importanti al mondo, arrivato a questo traguardo partendo dal lontano 1979. Il 2009, infatti, non è che la data di apertura del nuovo edificio dell’Ars Electronica Center, uno dei punti di arrivo di un percorso avviato a fine anni Settanta come festival per le arti digitali, nuove tecnologie e innovazioni nelle società contemporanee, chiamato Ars Electronica Festival e che, ancora oggi, costituisce uno dei punti di forza dell’intero progetto. Le date sono significative, in quanto nel 1979 nell’arte erano in pochi a scommettere sul futuro sviluppo del mondo digitale; anzi, alla fine degli anni Settanta si assistette a un ritorno molto forte delle pratiche manuali tradizionali come pittura e scultura a discapito di quelle concettuali e cinetico-programmatiche, artisticamente e concettualmente base storica per l’arte digitale.

Nel novero delle varie Biennali che si tenevano nel mondo, quella di Ars Electronica Festival appariva come una mosca bianca. Ma chi voleva vedere cosa ci stesse preparando il futuro non poteva mancare l’appuntamento di Linz, dove l’arte che veniva presentata era già immersiva, partecipativa, dialogica... tutte caratteristiche che oggi sono diventate abbastanza normali.

Ars Electronica come apripista per il futuro
Tuttavia, come ben sappiamo, la funzione dell’arte è quella di indicarci il futuro, per cui quando andavamo a Linz, allora come ora, sentivamo di esserci già dentro. Il merito va a un gruppo di pionieri che corrisponde ai nomi di Hannes Leopoldseder, Hubert Bognermayr, Herbert W. Franke e Ultich Rützel i quali capirono l’urgenza presente e futura del mondo elettronico-digitale, tant’è che da una prima fase in cui il Festival era Biennale (1979-1986) la si rese manifestazione annuale e, bruciando le tappe, si aggiunse anche un premio, il Prix Ars Electronica anch’esso annuale. Nel 1996 venne inaugurato il Futur Lab, laboratorio di sviluppo di pratiche digitali e creative, presto diventato punto di riferimento per aziende e scuole di tutto il mondo. L’Ars Electronica Center era già attivo, ma dato il successo mondiale nel 2009 fu dotato di un edificio proprio e appositamente progettato atto ad accogliere permanentemente tutte le iniziative di Ars Electronica.

In questo lasso di tempo e fino a oggi Ars Electronica si è sempre più affermata non soltanto come museo per le arti digitali, ma anche come laboratorio attivo volto alla conoscenza, sperimentazione e riconoscenza aperta, tanto che tra alcuni premiati vanno annoverati la libera enciclopedia elettronica Wikipedia, le piattaforme sociali come l’organizzazione no-profit per ampliare la conoscenza Creative Commons, tecnologie quali il sistema operativo Linux, ma anche artisti come i musicisti Peter Gabriel, Ryūichi Sakamoto, Apex Twin oppure l’informatico Tim Berners Lee e l’Ipertesto.

In questa evoluzione, la relazione arte, scienza e filosofia è andata, anch’essa, sempre più sviluppandosi, e l’Ars Electronica, dato il suo aspetto sociologico e antropologico, ha indirizzato i suoi interessi verso la ricerca e l’esposizione di pratiche maggiormente orientate all’educazione e all’ambiente. Ars Electronica è un museo che offre le proposte più avanzate in fatto di intelligenza artificiale declinata in varie direzioni compresa quella artistica da cui, non a caso, nasce. Quello che Museo, Future Lab e Festival offrono è anche una nuova definizione dell’idea dell’arte in cui la persona è posta al centro non più solo come spettatore, o fruitore, ma quale co-autore dell’opera. Le opere d’arte digitali hanno, infatti, la prerogativa che se non vengono attivate non sono. Per essere hanno bisogno di noi che compiamo, con le varie opere d’arte, gesti di apprendimento e di crescita etica sulla portata delle moderne tecnologie, fruendo e interagendo con proiezioni 3D, macchine per disegni virtuali in 3D, occhiali in realtà virtuale, tablet, smartphone e tanto elettronicamente altro.

Una mostra sul cambiamento della vita umana
Come ogni museo anche questo ha una mostra permanente chiamata "New Images of Man", un’esposizione che costituisce il nucleo del programma con quattro laboratori non separati gli uni dagli altri. Qui viene analizzata la questione di come cambia il mondo della vita umana e dell'uomo stesso, come esso influenza il suo ambiente e come potrebbe apparire il nostro mondo domani. Difatti, gli artisti che lavorano con l’arte digitale e l’intelligenza artificiale vengono sempre più invitati anche nelle manifestazioni storiche come le Biennali. Si veda per questo la Biennale di Venezia del 2019, “May You Live In Interesting Times”, curata da Ralph Ruogof, dove il duo artistico cinese Sun Yuan e Peng Yu presentava l’opera “Cant’Help Myself”, 2016, vale a dire una stanza di vetro in cui dentro vi è un braccio robotico che manovra un enorme pennello spandendo colore sul pavimento che serve, a detta degli artisti, a farci riflettere sull’impatto e la potenza delle nuove tecnologie. Si tratta di una pittura in continuo farsi come la vita, e forse anche per questo   il colore scelto dagli artisti per quest’opera è il rosso sangue.

L'elemento magico che incanta
Nell’Ars Electronica Festival la vita robotica, artificiale scorre frenetica e gli artisti vengono invitati da ogni parte del globo per mettere al mondo le loro meraviglie, perché al di là del fatto che tutta il mondo del digitale è costruito sui progressi della scienza, matematica, fisica, algoritmi non va sottovalutato l’aspetto “magico” che contribuisce a incantarci. Per questo, gli artisti digitali sanno essere molto friendly. Ne è un esempio Michael Bromley, invitato all’Ars Electronica Festival di quest’anno, il cui sito così ci accoglie: “Ciao, sono uno sviluppatore concentrato su applicazioni web, esperienza dell’utente e codifica creativa.” Per l’occasione, Bromley ha presentato un’opera di “arte generativa” con JavaScript e tela HTML che trasforma qualsiasi immagine in un'opera d'arte animata unica. In questa vi sono rilevatori di percorso rosso, verde e blu seminati su una tela che tracciano indipendentemente il proprio percorso attraverso l'immagine, leggendo i dati di colore di ciascun pixel, alterando il loro corso in base a una serie di regole configurabili. Qui la composizione della tela viene utilizzata per fondere i colori nell'immagine finale. Un’opera “magica” di cui è possibile fare esperienza e contribuire alla sua creazione in divenire presso il Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano nell’ambito della manifestazione Future Inventors, progetto condiviso e sostenuto da IBSA Foundation per la ricerca scientifica.

Ars Electronica non è una soltanto una finestra sul futuro, ma è un ambiente del futuro grazie alla presenza delle tante opere immersive e partecipative, come potete vedere collegandovi al suo sito per trovarvi – anche dal vostro dispositivo elettronico – nel futuro.


A cura di Giacinto Di Pietrantonio 

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Giacinto Di Pietrantonio

Curatore dipendente dall'Arte

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