Una nuova frontiera della bioarchitettura sfrutta i cianobatteri per trasformare le superfici degli edifici in sistemi attivi di cattura della CO₂. Una vernice viva, sviluppata dal Politecnico di Zurigo, rende l’architettura urbana parte della lotta al cambiamento climatico.
Gli edifici di un futuro non troppo lontano potrebbero essere ricoperti da una sorta di vernice viva, (se vogliamo usare questo termine), composta da cianobatteri (batteri marini di origine antichissima), in grado di attivare la fotosintesi, come i vegetali, e di catturare così l’anidride carbonica presente nell’aria, con un’efficienza mai ottenuta da altri rivestimenti.
In più, la vernice viva appare capace di rafforzare la struttura della superficie su cui viene stesa. A metterla a punto sono stati i ricercatori del Politecnico federale di Zurigo, che hanno pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications la loro proposta con i dati tecnici, e poi l’hanno presentata alla Biennale di Venezia e alla Triennale di Milano, in due installazioni dimostrative.
La vernice è composta da un idrogel (materiale morbido e altamente idratato) a struttura reticolare capace di far passare l’acqua e i nutrienti, e di assorbire la luce, tutti elementi necessari per la fotosintesi. All’interno dell’idrogel vengono inseriti i cianobatteri, che per vivere assorbono la CO2 e l’acqua, trasformando il tutto, grazie all’energia della luce solare, in ossigeno e carboidrati (zuccheri).
Stampa 3D per rivestire al meglio le superfici
L’idrogel contiene acqua resa artificialmente simile a quella di mare – i cianobatteri, dicevamo, sono organismi fondamentalmente marini– e qualche nutriente, per assicurare il massimo dell’efficienza. Il tutto viene stampato tramite un’attrezzatura 3D, in modo da conferire al materiale la forma necessaria per sfruttare al massimo le capacità dei cianobatteri e per rivestire al meglio una determinata parete, o superficie. Oltre a utilizzare l’anidride carbonica per la fotosintesi, i cianobatteri la trasformano anche in materiale minerale come i carbonati, simili alla calce, che si depositano all'interno dell’idrogel e lo rinforzano meccanicamente.
In base ai test effettuati, la “vernice viva” resta in piena efficienza per almeno 400 giorni e in questo periodo cattura 26 milligrammi di CO2 per ogni grammo di idrogel. Al confronto, uno degli altri materiali capaci di catturare la CO2, il calcestruzzo riciclato, ne cattura solo 7.
Le soluzioni green sono in esposizione a Venezia e Milano
Il progetto è sperimentale e, come dicevamo, è stato portato alla Biennale di Venezia, per
l’installazione Picoplanktonics del Padiglione Canada, con strutture simili a tronchi di albero, il più grande dei quali è alto tre metri e potrebbe catturare 18 chili di CO2 all’anno, cioè circa quanto un albero della stessa zona climatica, di circa venti anni di età. La struttura è funzionante e l’ambiente regolato per fornire le condizioni ottimali. Sarà in mostra fino al 23 novembre.
Alla Triennale di Milano, invece, la “vernice viva” è presente nella Dafne’s Skin, alla mostra “We the bacteria: Notes Toward Biotic Architecture”, applicata su scandole di legno (piccole assi utilizzate al posto delle tegole).
