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Social prescription
Catterina Seia26 lug 20226 min read

Come combattere l’ansia senza farmaci con la “prescrizione sociale”

Sempre più stati e nazioni stanno accelerando l’adozione di politiche per integrare l’assistenza sanitaria con servizi per la comunità, con l’intento di offrire un sostegno pratico ed emotivo alle persone attraverso la partecipazione culturale. Si sta facendo strada una nuova modalità per combattere l’ansia: la “prescrizione sociale”.

12.000 bambini, dai 3 agli 8 anni, sono entrati nei teatri dell’Emilia-Romagna, in Italia, nei primi cinque mesi dell’anno. Sono gli effetti di Sciroppo di Teatro, un programma varato dalla Regione con ATER (Fondazione che gestisce 11 teatri del territorio).

Grazie all’iniziativa, oltre 150 pediatri di base, 236 farmacie e 40 tra teatri e compagnie specializzate sono stati messi in rete e, in ventiquattro città, i pediatri di base e i farmacisti hanno potuto ‘prescrivere’ e assegnare voucher per spettacoli teatrali dedicati a bambini e bambine.
Benessere dell’infanzia, delle famiglie e del mondo culturale piegato dalla pandemia: circa il 50% dei posti disponibili per i 70 spettacoli andati in scena sono stati coperti da questa prescrizione sociale che, dato il successo, è in estensione a livello nazionale.

Il progetto, frutto di un percorso di alleanza strategica tra il mondo sanitario e quello culturale, è una risposta alle ripercussioni psicologiche, emotive, comportamentali e al mutamento delle relazioni sociali generate dal lungo tempo della pandemia per i bambini e loro famiglie.
Il teatro muove l’immaginazione e l’espressione, la socialità, favorisce la gestione delle emozioni e la tutela della salute mentale è una delle grandi sfide del nostro tempo. Già nel 2020, il Mental Health and Pandemic report del Servizio Ricerca del Parlamento Europeo, indicava chiaramente che le ferite invisibili del Covid-19 sono da considerare una ‘seconda’ o ‘silenziosa’ pandemia con rilevanti effetti, in particolare, sui bambini, sui giovani, sugli anziani e le donne sui professionisti della cura, su persone con precedenti storie di disagi.

Ansia: il mal di vivere nell’età dell’incertezza
Ma la crescita dell’ansia in tutta la popolazione mondiale, seppur accelerata dalla pandemia, ha radici profonde nelle trasformazioni sociali di inizio millennio. Già nel 2019, un’analisi sistematica della letteratura, pubblicata sulla prestigiosa rivista The Lancet, analizzando le evidenze scientifiche prodotte negli ultimi dieci anni, lanciava l’allarme prevedendo che il 12,5% della popolazione globale avrebbe vissuto, durante l’esistenza, problemi di disagio mentale.

Nel rapporto CDC dell’agosto 2020, il National Institute of Mental Health (USA) riferiva nel periodo aprile-giugno un aumento del 50% di sintomi di disagio mentale, nello specifico ansia, depressione, stress e pensieri suicidi, rispetto all’anno precedente (aprile-giugno 2019).

A marzo di quest’anno, l’Organizzazione Mondiale della Salute, facendo riferimento ai dati del primo anno di pandemia, rilevava un aumento del 25% di ansia e depressione nella popolazione mondiale.
Effetti diretti di paura che si uniscono a quelli indiretti dell’isolamento prodotto dalle misure di contenimento sociale, altri generati dalle ricadute socioeconomiche, inclusi la disoccupazione, l’impoverimento e l’esclusione sociale. Lo confermano i dati riportati dal dossier del Parlamento Europeo: in Belgio, l’ansia e la depressione sono passate da una media dell’11% al 23%; in Francia, l’ansia è risultata ugualmente raddoppiata e la soddisfazione per la vita significativamente diminuita; nei Paesi Bassi più di un terzo della popolazione ha riferito di sentirsi ansioso, stressato e con problemi di sonno; in Italia, 8 persone su 10 hanno dichiarato di avere necessità di cure psicologiche.

Secondo le ultime statistiche ISTAT (2022), in Italia, nel 2021, la quota di persone a rischio di depressione è stata del 40% e il recente rapporto ISTAT BES-Benessere equo e sostenibile 2021 sottolinea un declino significativo della soddisfazione per la qualità della vita, soprattutto nei bambini e giovani. Il conflitto esploso nell’area europea alimenta ulteriormente l’incertezza, fenomeno che dovremo abitare.

La prescrizione sociale migliora la vita
A fronte della crisi, diversi paesi stanno accelerando l’adozione di politiche per integrare l’assistenza sanitaria con servizi sociali e con la partecipazione culturale per lavorare sulle determinanti sociali della salute: approcci basati sulla comunità locale, incentrati su percorsi personalizzati sulla base dei bisogni.

Questi indirizzi, ancora poco valorizzati, hanno l’obiettivo di generare condizioni per affrontare la diversità e la complessità dei problemi sanitari, che spesso hanno radici sociali.

Sulle potenzialità della prescrizione sociale nella società e sul significato della collaborazione intersettoriale, si è concentrata una recente Country Exchange Visit (CEV) di EuroHealthNet a Lisbona che ha riunito i rappresentanti delle organizzazioni affiliate e del governo locale portoghese per condividere le loro esperienze e iniziative sulla "promozione della salute nella comunità” (articolo di restituzione).

L’esperienza più matura e consolidata in Europa è senz’altro il sistema di prescrizione sociale del Regno Unito, anche se molti altri paesi sono scesi in campo, come Stati Uniti, Irlanda, Canada, Australia, Paesi Bassi, Scandinavia, Singapore e stanno sperimentando politiche per promuovere salute, interventi di prevenzione, di accompagnamento dei percorsi di cura e gestione delle patologie, che connettano le organizzazioni sanitarie con il Terzo settore.

Tra le esperienze più recenti della 'culla della prescrizione sociale’, Eno Breathe è stata identificata come Great Exemples dal London Arts and Health. Sviluppata dall’Imperial College Healthcare NHS e dalle maggiori cliniche inglesi che si sono specializzate nella cura del Covid-19 che continuano, dopo la guarigione, a soffrire di sintomi long quali la dispnea e l’ansia associata. Il programma riunisce competenze mediche e artistiche musicali per favorire il miglioramento della respirazione attraverso il canto. I pazienti vengono indirizzati al progetto dai medici di base, dai link worker (professionisti che fungono da anello di collegamento tra realtà cliniche, servizi sociali e culturali) e da altri professionisti sanitari. Il programma prevede, dopo una visita in un centro specializzato per il Covid-19, un percorso gratuito di sei settimane con incontri su piattaforma zoom e risorse digitali, quali video e playlist scaricabili. Al termine del percorso, i partecipanti possono decidere se continuare a frequentare come mantenimento degli incontri quindicinali on line appositamente predisposti dagli specialisti.

L’efficacia del canto è confermata da una recente ricerca innovativa diretta alle donne con sintomi o diagnosi di depressione post-partum, Melodies for Mums, condotta dal Royal College of Music a dall’Imperial College of London. Il 73% delle donne coinvolte nel programma canoro volto alla salute mentale ha avuto un recupero nella depressione, evidenziando maggiore vicinanza percepita con il neonato e diminuzione dell’increzione di cortisolo, l’ormone dello stress, nelle madri.

A seguito della pressione della pandemia sui curanti, sono cresciuti i programmi orientati al loro benessere. Performing Medicine (Clod Ensemble, NHS Health Education England, Queen Mary University of London) è pensato per il contrasto al burn out: il programma di formazione artistica è diretto a medici di base, studenti di medicina e professionisti sanitari, per offrire una formazione e una consapevolezza sull’impatto dei servizi culturali all’interno del sistema di prescrizione sociale. Gli esiti del programma – che ha ottenuto il Times Higher Excellence and Innovation Award ed è stato pubblicato su numerose e prestigiose riviste, tra cui The Lancet, Medical Humanities, Journal of Visual Communication in Medicine, Performance Research – sono stati migliore resilienza, calma, capacità di lavoro in team, consapevolezza fisica, equilibrio, concentrazione, capacità di ascolto e dialogo, osservazione, tempismo e velocità nelle risposte, capacità di apprezzare la differenza e diversità.

La prescrizione sociale, che punta su un approccio olistico e sulla collaborazione intersettoriale, può dare un contributo a costruire comunità più sane e sostenibili, nelle quali gli individui possano sviluppare quelle che OMS definisce le life skills, le capacità dell'individuo di adattarsi, autogestire la propria vita ed essere resiliente alle impegnative crisi sociali e ambientali che stiamo affrontando.

Ma occorre superare l’epifania delle pratiche positive per delineare politiche che ne garantiscano un’adozione sistemica, programmi oltre che progetti.


A cura di Catterina Seia e Sara Uboldi
Sara Uboldi Dottore di Ricerca in Scienze Umanistiche, Università di Modena e Reggio Emilia
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Catterina Seia

Co-Founder e Presidente CCW-Cultural Welfare Center; Co-Founder e Vice-Presidente della Fondazione Fitzcarraldo; Vice-Presidente della Fondazione Medicina a Misura di Donna

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