Skip to content
Paolo Rossi Castelli20 giu 20181 min read

Come estrarre acqua dall’aria del deserto

È possibile raccogliere l’acqua direttamente dall’aria dei luoghi più aridi del Pianeta, per sopperire almeno in parte alla carenza idrica, imitando le “strategie” di sopravvivenza deicactus e delle altre piante grasse? Sì, secondo i ricercatori del Dipartimento di chimica dell’Università della California, sede di Berkeley (Stati Uniti), che hanno pubblicato sulla rivista Science Advances i risultati ottenuti con un’apparecchiatura di ultima generazione, sperimentata nel deserto dell’Arizona, dove l’umidità relativa passa dal 40 per cento della notte a soltanto l’8 per cento durante il giorno. Gli studiosi hanno utilizzato una “macchina” che si basa sulla tecnologia MOF (Metallic Organic Framework) e prevede l’impiego di metalli trattati in modo innovativo per assorbire la massima quantità possibile di umidità dell’aria e trattenerla, trasformandola poi in acqua. In particolare, il prototipo “testato” in Arizona si chiama MOF 801 e dispone di una superficie interna di zirconio, che ha consentito di ricavare un decilitro di acqua durante il ciclo giorno/notte (la metà di un bicchiere medio) per ogni chilo di MOF. Unica fonte di energia: la luce del sole. Ma una versione più avanzata di questa apparecchiatura, chiamata MOF 303, che utilizza l’alluminio al posto dello zirconio, appare in grado di ottenere (nei test di laboratorio) una quantità doppia: circa 2 decilitri d’acqua al giorno per ogni chilo di attrezzatura.

Il segreto dei MOF risiede nella “geometria” della superficie interna, fatta di pori microscopici e di micro-canali in grado di ampliare enormemente l’area totale in cui vengono convogliate le goccioline d’acqua presenti nell’aria.

Attualmente diversi istituti di ricerca e aziende nel mondo stanno sviluppando questo tipo di apparecchiature, vista la crescente penuria di acqua e il surriscaldamento globale, ma il modello messo a punto dai ricercatori californiani sembra essere uno dei più efficienti. Il MOF 303, in particolare, è anche più leggero e molto più economico, fino a 150 volte meno costoso a parità di peso, rispetto ad altre apparecchiature simili, come il MOF 801. I prossimi esperimenti saranno condotti dai ricercatori californiani nella Death Valley, una delle zone più aride della Terra, dove anche di notte l’umidità non supera il 25%.

avatar

Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

Può interessarti anche: