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Luca Nicola15 lug 20202 min read

Cos'è che fa invecchiare il nostro corpo?

Perché non invecchiamo tutti nello stesso modo? Qual è il segreto delle persone che arrivano alla terza età con la mente lucida e fisicamente attive? E cosa possiamo fare per ritardare gli effetti dello scorrere del tempo?

Elizabeth Blackburn, biologa molecolare, premio Nobel per la Medicina nel 2009 insieme a Carol Greider e Jack Szostak, affronta nelle sue ricerche queste domande difficili e arriva a darci risposte inaspettate e sorprendenti.

Secondo Blackburn, a determinare l’invecchiamento degli esseri umani sono i telomeri, piccole porzioni di DNA che rivestono le parti terminali dei cromosomi, con il compito di proteggerli dal deterioramento del materiale genetico.

Ogni volta che la cellula si divide e il DNA è copiato, parte di quel DNA alle estremità si consuma e si accorcia. Immaginatele come la fascia protettiva all’estremità delle stringhe, che evitano che la stringa o i cromosomi si sfilaccino. Quando questa punta diventa troppo corta e cade, il telomero consumato manda un segnale alle cellule: il DNA non è più protetto.

Con il passare degli anni i telomeri tendono inevitabilmente ad accorciarsi, ed è questa riduzione che ci fa invecchiare e ci espone al rischio di malattie cardiovascolari, dell’Alzheimer, di alcuni tipi di cancro e del diabete.

Ma la velocità con cui i telomeri si riducono non è costante e uguale per tutti, cambia da individuo a individuo. Che cosa la determina?

A portare Blackburn sulla strada giusta per rispondere a questa domanda cruciale è un’altra domanda, quella della psicologa della salute Elissa Epel, che un giorno entra nel suo laboratorio e le chiede: “Cosa succede ai telomeri nelle persone cronicamente stressate?”

Le due scienziate si mettono all’opera e scoprono un dato sorprendente: i telomeri riducono la loro lunghezza con una velocità che dipende non solo da fattori genetici, ma anche dall’equilibrio psichico e dallo stile di vita delle persone.

Avevamo scoperto qualcosa mai sentito prima di allora: più siete sotto stress cronico, più corti sono i telomeri, il che significava maggiori probabilità di arrivare prima al periodo di malattia e forse a una morte prematura. Le nostre scoperte significavano che gli eventi nella vita delle persone e il modo in cui si risponde a questi eventi possono cambiare il modo in cui manteniamo i telomeri.

Esistono anche persone in grado di resistere agli effetti negativi dello stress: sono quelle che vivono le difficoltà non come una minaccia, ma come una sfida stimolante. Questo ha portato a un’intuizione molto importante: “Abbiamo più controllo sul processo di invecchiamento di quanto ci fossimo mai immaginati”. Un’intuizione poi confermata da migliaia di scienziati e oltre 10.000 relazioni scientifiche.

Il nostro modo di vivere può indurre i telomeri ad accelerare il processo di invecchiamento cellulare, ma anche a rallentarlo. Come mangiamo, come reagiamo ai problemi emozionali, quanto esercizio fisico facciamo, quanto ci siamo esposti nell’infanzia allo stress e anche quanto è tranquillo o turbolento l’ambiente in cui viviamo sono fattori che, sommati ad altri, influenzano i telomeri e prevengono o accelerano l’invecchiamento cellulare.

Tutto questo cosa ci dice? Che io ho il potere di avere un impatto sui miei telomeri e anche sui vostri. La scienza dei telomeri ci ha mostrato proprio come siamo tutti legati uno con l’altro.

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Luca Nicola

Copywriter dal 1988, ha iniziato la sua carriera in De Agostini, per poi scegliere di continuare come freelance. Laureato in Filosofia, attualmente è anche docente di Web Marketing presso il Centro di Formazione Federlegno. Come consulente di comunicazione lavora da anni per molti clienti, tra cui alcuni grandi gruppi internazionali. Nel 2012 ha aperto il blog personale "Mela N" dove tratta argomenti legati alla Scrittura, alla Comunicazione, al Content Marketing e allo Storytelling.

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