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IBSA Foundation_nuovo test tumori
Paolo Rossi Castelli26 ott 20233 min read

Diagnosi dei tumori, scoperta una tecnica rivoluzionaria

È stato messo a punto da un’alleanza fra alcuni dei più prestigiosi istituti di ricerca oncologica del mondo, un test ultrasensibile, che permette di individuare nel sangue una proteina presente in molti tipi di cancro.

Diagnosticare la presenza di un tumore con un semplice prelievo di sangue (la cosiddetta biopsia liquida) è da sempre un obiettivo primario di chi fa ricerca. Gli attuali test, però, hanno ancora una specificità (e sensibilità) limitata, e a volte raggiungono costi proibitivi. Ora, però, qualcosa potrebbe cambiare grazie a “un’alleanza” fra alcuni dei gruppi di oncologi e anatomopatologi più blasonati del mondo, cioè quelli del Massachusetts General Hospital, del Brigham and Women’s Hospital, dell’Università di Harvard e del Dana Farber Cancer Center di Boston, che hanno lavorato insieme ai colleghi dell’Università di Groningen, in Olanda e a quelli di alcune aziende farmaceutiche.

Questo grande super-team di ricercatori non ha seguito la strada di altri oncologi, che negli anni passati avevano provato a individuare nel sangue, con risultati solo in parte positivi, i frammenti di codice genetico persi (per vari motivi) dalle cellule tumorali (ne avevamo parlato su questo blog alcuni mesi fa). Gli studiosi statunitensi e olandesi hanno invece preferito puntare lattenzione su una proteina che è presente in abbondanza allinterno di molti tipi di tumori (e in percentuali minime nei tessuti sani), mettendo a punto un metodo per andarla a cercare fra le migliaia di altre sostanze presenti nel sangue.

Come hanno illustrato sulla rivista scientifica Cancer Discovery , i ricercatori hanno “mirato”, in particolare, alla proteina chiamata Long INterspersed Element-1 (LINE-1) ORF1p (da Open Reading Frame protein), che fin dagli anni Ottanta era nota per essere particolarmente rappresentata nelle cellule tumorali. Nessuno, però, era riuscito finora a quantificarne la presenza nel sangue. Gli oncologi statunitensi e olandesi – e qui sta il fulcro della scoperta – hanno ideato una tecnica specifica, chiamata SIMOA, che finalmente ha permesso di dosare con precisione la quantità di LINE-1 ORF1p presente in 25 microlitri di sangue, pari a mezza goccia.
I ricercatori hanno poi messo alla prova il test su campioni di sangue prelevati a 200 pazienti con un tumore del colon retto, a 75 con un cancro dell’esofago e a decine di persone con i più diversi tipi di tumore, compreso quello ovarico, trovando un’elevatissima specificità, soprattutto per le masse ad alto rischio e per i carcinomi. Al contrario ORF1p non è praticamente mai apparsa nei campioni di sangue prelevati a persone senza tumore. Il metodo è così sensibile e funziona così bene che perfino chi lo ha messo a punto, stando a quanto riferito, è rimasto sorpreso.

Ancora molti aspetti da chiarire

Un limite della biopsia liquida a base di LINE-1 ORF1p è però rappresentato dal fatto che i risultati non permettono, almeno per il momento, di identificare la posizione delle eventuali cellule tumorali presenti nell’organismo. Inoltre, il nuovo test non riesce a identificare tutti i tumori e i loro sottotipi. «È emozionante vedere i primi successi di questo strumento di valutazione ultrasensibile, ma c’è ancora molto lavoro da fare» - ammette David Walt, ricercatore del Dipartimento di patologia del Brigham and Women's Hospital e coautore dello studio.

Utile per gli screening oncologici

Il nuovo test potrà però essere utilissimo, insieme ad altri tipi di esame, per campagne di screening, o per confermare un dubbio diagnostico, così come per monitorare l’andamento di una certa terapia, o per i controlli periodici dopo la fase delle cure.
Per definire ancora meglio il raggio d’azione del test e per identificare i casi in cui non sarebbe utile, gli autori stanno programmando studi ancora più ampi, con gruppi diversificati di pazienti che permettano di comprendere tutte le potenzialità (e i limiti) di LINE-1 ORF1p.


 

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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