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Globuli rossi realizzati in laboratorio
Paolo Rossi Castelli09 dic 20223 min read

Passi avanti per il mondo delle trasfusioni grazie a globuli rossi realizzati in laboratorio

In Gran Bretagna la prima sperimentazione sull’uomo di una tecnica d’avanguardia che potrebbe stravolgere il mondo delle trasfusioni, anche verso gruppi più rari. Altro studio in Canada per veicolare antibiotici salvavita, sempre attraverso i globuli rossi, nel caso di gravissime infezioni.

I globuli rossi, le fondamentali cellule del sangue che legano e conducono l’ossigeno attraverso il corpo, potrebbero presto diventare anche qualcosa di diverso: trasportatori di farmaci salvavita, e fabbriche in miniatura di altri globuli rossi, appartenenti ai gruppi sanguigni più rari, con trattamenti che consentano a chi ha bisogno di trasfusioni di non dipendere più dalle donazioni.
Due studi usciti negli stessi giorni esplorano infatti le potenzialità di queste cellule complesse, che i ricercatori tentano da molti anni – senza successi eclatanti – di sintetizzare in laboratorio, e che ora sembrano essere giunte a un punto di svolta importante.

Nel primo lavoro, pubblicato sulla rivista scientifica ACS Infectious Diseases, gli ematologi della McMaster University di Hamilton, in Canada, hanno trattato i globuli rossi fino a trasformarli in una specie di nuova versione dei liposomi, le particelle di grassi molto utilizzate per veicolare farmaci. Una volta resi simili poco più che a involucri, li hanno caricati (cioè riempiti) con la polimixina B, un antibiotico considerato uno dei pochissimi verso cui non esiste resistenza batterica, ma molto tossico, e per questo somministrato con estrema cautela solo in ospedale (e solo in condizioni nelle quali non esistono alternative ed è in gioco la vita stessa del paziente). Inserita nei globuli rossi, la polimixina B si lascia trasportare fino nei più reconditi capillari dell’organismo, e non danneggia tessuti e organi come invece fa quando è priva di protezione. Nel caso specifico, i globuli rossi caricati” con l’antibiotico sono stati sperimentati contro ceppi di escherichia coli, uno dei batteri più diffusi in natura, presenti in centinaia di specie diverse, molte delle quali innocue, ma alcune all’origine, invece, di infezioni di vario tipo, anche mortali. Trasportata” dai globuli rossi, la polimixina B ha mostrato di avere un’efficacia sovrapponibile alla forma libera, ma senza i pesanti effetti collaterali.

La seconda sperimentazione

Nell’ambito del secondo studio – presentato dal NHS Blood and Transplant (l’ente pubblico britannico che si occupa della gestione degli organi da trapiantare e del sangue raccolto con le donazioni) - gli ematologi dell’Università di Cambridge e Bristol hanno invece eseguito le prime due somministrazioni in esseri umani di sangue fatto crescere in laboratorio.

Lo scopo della sperimentazione, chiamata RESTORE, era verificare se fosse possibile realizzare sangue dei gruppi sanguigni meno noti e rari, talvolta rarissimi come quello denominato Bombay, di cui, in tutta la Gran Bretagna, al momento esistono solo due sacche.

A tale scopo i ricercatori hanno utilizzato una sacca di sangue proveniente da una donazione normale. Da lì hanno estratto, con una tecnica molto avanzata, le cellule staminali pronte a diventare globuli rossi, e le hanno fatte espandere in vitro, indirizzando la maturazione verso i gruppi sanguigni voluti. Il procedimento ha richiesto tre settimane e, secondo i ricercatori, ha avuto una resa ottima: da un campione iniziale di mezzo milione di cellule staminali, se ne sono ottenute 50 miliardi che, una volta filtrate per avere una soluzione con globuli rossi nel giusto stadio di maturazione, sono diventate 15 miliardi.

Globuli rossi più efficienti 

I primi due pazienti hanno quindi ricevuto più volte una piccola dose di quei globuli rossi, non più di 5-10 millilitri, ad almeno quattro mesi di distanza e intervallando un’infusione di globuli rossi sperimentali con una di globuli rossi normali. Ora si sta procedendo con tutti i controlli del caso per verificare come si comportino i globuli rossi costruiti” in laboratorio, che sono stati marcati con sostanze radioattive normalmente utilizzate in radiologia, e quindi facilmente identificabili. Ci si aspetta che siano più efficaci di quelli provenienti dalle donazioni, perché il sangue naturale è sempre una miscela di globuli rossi e staminali in diversi stadi di maturazione, mentre quello prodotto in laboratorio è una soluzione concentrata di globuli rossi al massimo dell’efficienza.

Inoltre, se i test dovessero essere positivi, questo sangue permetterebbe anche a persone quali i malati di anemia falciforme di sottoporsi a un numero minore di trasfusioni, e ciascuna con quantità minore di sangue.

Ci sono anche dei limiti, però, il primo dei quali, per ora, è il costo, non definito, ma comunque estremamente elevato. E, naturalmente, saranno necessarie nuove conferme su altri pazienti (gli studiosi inglesi, per ora, ne coinvolgeranno 8 nei prossimi mesi). Lo studio britannico, comunque, rappresenta una svolta, perch
é prima d’ora non si era mai giunti alla sperimentazione nell’uomo dei sostituti del sangue.

 

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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