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Paolo Rossi Castelli17 giu 20213 min read

I racconti riducono il dolore: ora ci sono le prove

Uno studio pubblicato dalla rivista scientifica PNAS dimostra con precisione gli effetti dello storytelling su un gruppo di bambini ricoverati nel reparto di terapia intensiva di un ospedale brasiliano.

Lo storytelling, cioè l’arte di raccontare storie, accompagna l’umanità fin dalla sua comparsa sulla Terra, e negli ultimi anni sta conoscendo un grande successo, come dimostra l’aumento dei podcast e degli audiolibri, che hanno avuto una diffusione notevolissima durante la pandemia.

Cinema, letteratura, tradizioni orali e scritte, fumetti, teatro: in qualunque forma sia esplicitata, la narrazione piace agli esseri umani, perché li trasporta momentaneamente in mondi paralleli, e permette loro di vivere emozioni e situazioni lontane dalla realtà, oppure di ritrovarsi in situazioni percepite come sovrapponibili alle proprie, allontanando la sensazione di solitudine.

In ambito terapeutico, da molti anni sono attive, in diversi Paesi, associazioni di volontariato che leggono storie ai malati, soprattutto pediatrici, e in qualche caso lo storytelling è promosso da ospedali e centri di cura, e integrato nei percorsi terapeutici. Ma, finora, ci sono stati pochi studi progettati specificamente per misurare eventuali effetti fisiologici del racconto.

A colmare la lacuna provvede adesso una sperimentazione molto rigorosa, ma al tempo stesso semplice (ed effettuata in condizioni reali, senza alcun condizionamento sperimentale), di cui dà conto la rivista scientifica PNAS.

Test in Brasile

Gli psicologi e i pediatri brasiliani della Federal University of ABC di San Paolo e del “D'Or Institute for Research and Education (IDOR)” di Rio de Janeiro, che sponsorizza studi scientifici basati su criteri molto stringenti per la promozione della salute, hanno selezionato 81 bambini di età compresa tra i 2 e i 7 anni, ricoverati nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale São Luiz Jabaquara, a San Paolo, per disturbi quali asma, difficoltà respiratorie, polmoniti, e li hanno suddivisi in due gruppi.

A uno è stato proposto di ascoltare, raccontate da volontari dell'associazione “Viva e Deixe Viver”, storie scelte da libri in commercio (selezionate dai bambini stessi), mentre all’altro gruppo sono stati proposti indovinelli da risolvere, per periodi di tempo del tutto sovrapponibili (25-30 minuti).

Per verificare gli effetti della narrazione, a tutti i bambini sono stati prelevati - prima e dopo la lettura, o gli indovinelli - campioni di saliva, per misurare sia l‘ormone che indica una situazione di stress, il cortisolo, sia quello che viene liberato quando si provano sensazioni (piacevoli) di empatia, l’ossitocina.

Inoltre, ai bambini è stato chiesto di rispondere a un test soggettivo per valutare il livello di dolore (prima e dopo aver partecipato alle attività).

Infine, i piccoli pazienti hanno anche partecipato a un gioco di associazione libera di parole, guardando 7 “figure” del contesto ospedaliero (infermiera, dottore, ospedale, medicina, paziente, dolore e libro) ed esprimendo i loro pensieri.

Ebbene, i bambini del gruppo dello storytelling hanno mostrato un marcato aumento dell’ossitocina, combinato con una diminuzione del cortisolo. Hanno anche riportato meno dolore e disagio, rispetto agli altri, e si sono espressi con concetti molto più positivi, quando hanno guardato le 7 immagini. Di fronte alla foto di un’infermiera, in particolare, i bambini del gruppo dello storytelling hanno detto che era colei che arrivava per curare, mentre per i bimbi degli indovinelli era colei che faceva la puntura.

Diversa anche la percezione dell’immagine del medico: ai bambini del gruppo degli enigmi ha evocato il luogo dove si va quando si è malati; ai bimbi del gruppo dello storytelling, invece, ha ricordato il luogo in cui ci si reca per guarire.

Un aiuto anche ai genitori

Oltre a questi benefici, i ricercatori sottolineano quanto la lettura ad alta voce aiuti il personale a instaurare un rapporto empatico con i bambini e i familiari, e quanto in tutto ciò possano essere protagonisti i genitori, a loro volta potenziali lettori.

Infine, gli autori ricordano quanto leggere una storia possa essere positivo in qualunque situazione di stress: ad esempio, per aiutare i più piccoli a superare i drammi legati ai decessi causati dalla pandemia, che in Brasile si è presentata in forma particolarmente grave.

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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