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Paolo Rossi Castelli17 apr 20181 min read

Luce per uccidere i batteri resistenti agli antibiotici

Si chiamano NanoZimi, e sono enzimi artificiali che potrebbero dare un aiuto importante nella lotta contro le infezioni resistenti agli antibiotici. A mettere a punto questi particolari enzimi sono stati i ricercatori di diverse università australiane, che hanno pubblicato sulla rivista scientifica Applied Nano Materials i risultati dei loro test.

I NanoZimi, realizzati con nanomateriali di ossidi di rame (di dimensioni mille volte inferiori a quelle di un capello), si attivano in seguito al contatto con la luce e, una volta innescata la reazione, producono elevatissime concentrazioni di ossigeno altamente reattivo (in forma di radicali OH), il quale, a sua volta, uccide i batteri, provocando anche veri e propri buchi nelle loro membrane cellulari (quando i flash di luce sono particolarmente forti). In questo modo i NanoZimi garantiscono un’ottima azione antibatterica senza bisogno di farmaci o di altre molecole chimiche.

I ricercatori australiani hanno inserito i nuovi enzimi artificiali in una soluzione simile al fluido di una ferita, che può essere spruzzata su diversi tipi di superficie. Ma altri tipi di NanoZimi possono essere inseriti direttamente in speciali polveri da miscelare con vernici, ceramiche e altri rivestimenti. Questo potrà permettere di mantenere libere da batteri (in particolare, dalle sottospecie più resistenti dell’escherichia coli e dello stafilococco aureo) i luoghi più a rischio di infezioni, come i bagni pubblici e le pareti interne degli ospedali.

In futuro, inoltre, si prevede di riuscire a realizzare NanoZimi attivabili anche con la sola luce solare, cioè, di fatto, attivi 12 ore al giorno, senza bisogno di altre sorgenti di luce artificiale.

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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