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IBSA Foundation_nanotatuaggi
Paolo Rossi Castelli19 ott 20232 min read

Tatuaggi d'oro sulle cellule per monitorarle

Con una tecnica innovativa i ricercatori della Johns Hopkins University sono riusciti a inserire punti e fili nanometrici sulla membrana cellulare, che in futuro potranno collegarsi a dispositivi in grado di prevenire e curare le malattie.

Applicando una tecnologia molto innovativa, i ricercatori della Johns Hopkins University, negli Stati Uniti, sono riusciti a eseguire microscopici “tatuaggi” su singole cellule viventi, senza danneggiarle.
Perché lhanno fatto?
Per poter applicare, in futuro, sensori e dispositivi elettronici capaci di eseguire in modo accuratissimo la diagnosi precoce e il monitoraggio di alcuni tipi di malattie, e forse anche la somministrazione mirata di farmaci. Per ora i tatuaggi sono soltanto singoli punti, ma il successo di questo esperimento apre le porte ad applicazioni più complesse e dimostra che le funzioni biologiche cellulari possono essere misurate dallinterno e non solo, come avviene adesso, tramite apparecchiature esterne, come l’ecografia o la risonanza magnetica.
«Se riusciremo ad avere tecnologie in grado di monitorare la salute di ogni cellula - spiega il bioingegnere David Gracias, che ha coordinato lo studio - potremo forse diagnosticare e curare le malattie in modo molto più precoce, senza aspettare che un intero organo venga danneggiato».

 

"Stampa" di fili nanometrici

Esistono già diversi dispositivi (microchip e sensori), in verità, da inserire all’interno del nostro corpo per misurare costantemente le funzioni vitali, o singoli parametri, ma agiscono tutti a livello di tessuti e organi. I ricercatori della Johns Hopkins, invece, sono riusciti a scendere a un livello molto più “raffinato”: le singole cellule, appunto. «È il primo passo - continua Gracias - verso il collegamento di sensori ed elettronica su cellule vive».
Ma come hanno fatto?
Servendosi di una tecnica chiamata litografia a nanostampa, che utilizza materiali di dimensioni piccolissime, nell’ordine dei milionesimi di millimetro. Per prima cosa hanno stampato tatuaggi in oro (disegni composti da punti e fili) su una “piastra” nanometrica di silicio. In un secondo momento li hanno trattati con una speciale colla molecolare e trasferiti sulle cellule usando una pellicola di idrogel che si è poi dissolta. A quel punto i tatuaggi sono rimasti attaccati alle cellule, senza danneggiarle. L’intera procedura è stata descritta sulla rivista scientifica Nano Letters.

Il dispositivo funziona per 16 ore

Ogni cellula, scrivono i ricercatori, potrebbe contenere numerosi nanochip che, lavorando insieme, sarebbero in grado di fornire moltissime informazioni sulle condizioni di salute della cellula stessa e, di conseguenza, su quelle dell’organo che la ospita, e dell’ambiente circostante. Nei test effettuati i nanotatuaggi d’oro hanno continuato a registrare informazioni per 16 ore consecutive, senza arrecare alcun tipo di danno alla cellula.


 

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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