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Luca Nicola29 lug 20202 min read

Nuove prospettive terapeutiche grazie allo studio del microbioma | Fondazione IBSA

Dentro di noi vivono circa cento trilioni di microbi. Si chiama microbioma, è come un piccolo mondo – in realtà è più come un universo. Cento trilioni significa che se prendete un filo d’erba e ne piantate uno per ogni microbo che vive nel vostro intestino, potete riempire un milione di campi da football. È incredibilmente complesso. 

Questa descrizione dello studioso di microbiologia computazionale Dan Knights dà un’idea di quanto sia complicato – e affascinante – studiare la composizione del microbioma e i suoi effetti sul nostro organismo.

Da qualche anno molti gruppi di ricerca sono al lavoro su questo argomento, e cominciano ad emergere risultati molto interessanti. A volte, sorprendenti.

Sappiamo che il microbioma gioca un ruolo importante in diverse malattie metaboliche e che molte malattie legate all’intestino stanno aumentando vertiginosamente nei paesi sviluppati di tutto il mondo.

Da queste considerazioni è nata l’idea di indagare in quali condizioni e in che modo cambia il microbioma nei primati non umani, le scimmie:

Volevamo scoprire cosa succede al microbioma delle scimmie quando vengono trasferite dalla giungla a uno zoo. Il loro microbioma cambia? Acquisiscono nuovi microbi? Ne perdono? È una cosa positiva o negativa? Dal DNA abbiamo scoperto che due specie che in natura avevano due serie di microbi diverse, nello zoo avevano perso gran parte di quella diversità e avevano acquisito altri microbi. 

In pratica, il team di Knights ha scoperto che due diverse specie di scimmie, una volta arrivate nello zoo cambiano e diventano molto simili tra loro per il microbioma, anche se seguono una dieta diversa e sono ospitate in continenti diversi.

Qualcosa di simile accade alle persone che si trasferiscono da un continente a un altro:

Gran parte dei gruppi di immigrati e rifugiati arriva negli USA in salute sul fronte metabolico, e nel giro di pochi anni, diventa ad alto rischio di sviluppare obesità e diabete come gli altri Americani. Abbiamo scoperto che quando le persone di questi gruppi arrivano negli USA, perdono una larga parte del proprio microbioma, circa il 20 per cento, e coloro che arrivano negli USA e diventano obesi perdono circa un terzo dei microbi. 

Le cause di questo fenomeno non sono ancora ben chiare:

Sappiamo che trasferirsi negli USA è sufficiente a causare un cambiamento radicale nel microbioma, probabilmente non in meglio. Sono questi microbi che stanno causando l’obesità, o è l’obesità che causa un cambiamento nei microbi? È un punto che stiamo studiando, e le prove che abbiamo al momento nel mio laboratorio, insieme alle prove di altri laboratori nel mondo, ci dicono che certi cambiamenti nel microbioma portano all’obesità, e a un certo numero di altre malattie moderne, tipicamente occidentali. 

La buona notizia è che il microbioma può anche cambiare in modo positivo:la prossima frontiera della ricerca sarà identificare i fattori che inducono la malattia e capire, in base a essi, come possiamo modificare il microbioma per migliorare la nostra salute.

 

Uno dei prossimi passi che faremo sarà raccogliere e conservare i microbi di persone sane da tutto il mondo, in modo da tenerli come risorse colturali per quei gruppi etnici e usarli eventualmente per proteggerli nel loro adattamento alla società moderna, e per proteggere anche le future generazioni dal rischio di sviluppare queste malattie. 

 

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Luca Nicola

Copywriter dal 1988, ha iniziato la sua carriera in De Agostini, per poi scegliere di continuare come freelance. Laureato in Filosofia, attualmente è anche docente di Web Marketing presso il Centro di Formazione Federlegno. Come consulente di comunicazione lavora da anni per molti clienti, tra cui alcuni grandi gruppi internazionali. Nel 2012 ha aperto il blog personale "Mela N" dove tratta argomenti legati alla Scrittura, alla Comunicazione, al Content Marketing e allo Storytelling.

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