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Paolo Rossi Castelli08 apr 20191 min read

Nuovo laser per “scoprire” gli oggetti radioattivi

Lo strumento realizzato dai ricercatori del Maryland utilizza un particolare tipo di laser a infrarossi, chiamato laser-induced electron avalanche breakdown. Come funziona? Semplificando al massimo, possiamo dire che i materiali radioattivi emettono elettroni (oltre ad altre particelle), che si legano all’ossigeno dell’aria e formano una sorta di nuvola elettronica. Il laser riesce a spezzare questo legame elettroni-ossigeno, e innesca un processo chiamato valanga elettronica, che è relativamente facile da rilevare, perché modifica la luce infrarossa del laser. Sono proprio queste alterazioni a segnalare la presenza di una sorgente radioattiva e a permettere di quantificarla, in base al tipo e all’entità delle variazioni intervenute. «I metodi di rilevamento tradizionali si basano, invece, su particelle di decadimento radioattivo che interagiscono direttamente con un rivelatore – ha affermato Robert Schwartz, autore principale dello studio. – Con quei sistemi la sensibilità diminuisce notevolmente all’aumentare della distanza».

Aggiunge Howard Milchberg, professor di fisica all’Università del Maryland: «Le valanghe di elettroni sono state individuate ben presto, dopo l’invenzione del laser. Insomma, non sono un fenomeno nuovo. Noi, però, siamo stati i primi a utilizzare un laser a infrarossi per rilevare le radiazioni. La lunghezza d’onda dell’infrarosso è importante, perché può separare facilmente e in modo specifico gli elettroni dagli ioni di ossigeno».

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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