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Paolo Rossi Castelli27 ott 20223 min read

Le infezioni da funghi aiutano lo sviluppo dei tumori?

Due studi appena pubblicati sulla rivista scientifica Cell rilanciano i possibili rapporti, finora poco indagati, fra i microrganismi fungini presenti nel nostro organismo e lo sviluppo delle metastasi.

Da diversi anni sono diventate sempre più chiare le associazioni fra alcune infezioni batteriche, o virali, e i tumori; in alcuni casi, anzi, il legame diretto fra il contagio e lo sviluppo della neoplasia è stato dimostrato. I vaccini, quando disponibili, si sono rivelati in grado di azzerare quasi l’incidenza del relativo tumore, come accade con l’infezione da papillomavirus (alcuni ceppi di questo virus sono considerati la principale causa del cancro del collo dell’utero).

All’altra grande famiglia di conviventi del corpo umano, i funghi, è sempre stata prestata, invece, meno attenzione, anche perché di loro si sa relativamente poco. Ora però due studi, pubblicati sullo stesso numero della rivista scientifica Cell, rilanciano in grande stile anche questi microrganismi, che sono ospiti abituali del nostro corpo (il più conosciuto è la candida vaginale, ma numerosi altri sono presenti, spesso senza provocare problemi).

Nel primo studio, i ricercatori del Weizmann Institute of Science di Rehovot, in Israele, hanno verificato la presenza di DNA fungino in oltre 17.000 campioni di 35 tipologie diverse di tumori, e l’hanno confermata in tutti. Hanno poi notato alcune particolarità. Per esempio, il fungo chiamato Malassezia globosa, già sospettato di avere legami con il tumore del pancreas, si trova in grandi quantità anche nei tumori della mammella più aggressivi, caratterizzati da tassi di sopravvivenza bassi.
Per ora non si può dire nulla di più specifico, perché stabilire un’associazione non significa dimostrare un rapporto di causa-effetto, ma indubbiamente ciò che è emerso in diversi casi merita studi ulteriori.

Poi i ricercatori israeliani hanno guardato oltre, e cioè hanno controllato la co-presenza di batteri, scoprendo che i funghi, quando presenti in quantità, tendono ad avere sempre le stesse specie batteriche al loro fianco. Anche questa è una situazione anomala, perché di solito, in assenza di un tumore, le famiglie competono tra di loro, e una prevale sull’altra.

Nel secondo studio, invece, i ricercatori della Cornell University di New York hanno analizzato i dati dei campioni provenienti dal più grande e controllato archivio statunitense sui geni del cancro, il Cancer Genome Atlas, concentrando la loro attenzione sui tumori del tratto gastrointestinale, del polmone e della mammella. Hanno così scoperto che i primi tendono a contenere diverse specie di Candida, come la ben nota Albicans, ma anche la Tropicalis, mentre quelli del polmone ospitano più volentieri i Blastomyces, e quelli della mammella la Malassezia, confermando quindi indirettamente il dato dei colleghi israeliani su quest’ultima specie.

Infezioni da funghi e tumori: dati da valutare con cautela

Va detto che questi studi sono tanto pioneristici quanto delicati: i funghi sono molto rari all’interno delle masse tumorali, al punto che il rapporto è di circa un fungo ogni 10.000 cellule. Inoltre, come detto, sono ubiquitari nel corpo umano, e non si può quindi escludere che i campioni di entrambi gli studi, prelevati senza pensare affatto all’eventualità di ricerche sui funghi e al rischio di contaminazioni, contengano anche materiali spuri, che potrebbero avere distorto qualche risultato. Infine, è possibile che i funghi siano presenti all’interno del tumore solo per l’indebolimento che il tumore stesso provoca nel sistema immunitario.

Pur tenendo ben presenti queste particolarità e questi rischi di valutazione, i ricercatori di entrambi gli studi pensano che questi risultati siano interessanti, e intendono quindi proseguire, innanzitutto per capire in quale tipo di scenario ci si trovi. È infatti possibile che uninfezione da funghi, che provoca infiammazione e attenua la compattezza delle cellule, faciliti la formazione delle metastasi (alle quali le infezioni fungine sono state già associate in passato, in altri studi). Ma è anche possibile che il tumore, crescendo, crei un microambiente particolarmente favorevole allinsediamento di funghi. La priorità, ora, è dunque cercare di capire la reale successione degli eventi.

Antitumorale dei farmaci antimicotici, gli sviluppi delle terapie

Per quanto riguarda le possibili applicazioni, è evidente che se fosse confermato un ruolo dei funghi nella metastatizzazione o anche solo nel mantenimento in vita delle masse cancerose, si potrebbe subito studiare un uso in chiave antitumorale dei farmaci antimicotici già approvati, anche se sono pochi, e anche se i funghi che circolano nel mondo oggi appaiono quasi tutti resistenti a quelle molecole.

Ma se ne potrebbero studiare di nuove. Inoltre, la presenza e la quantità di funghi in un campione bioptico potrebbe essere utilizzata come indicatore di malignità, o di risposta a una terapia.

 

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Paolo Rossi Castelli

Giornalista dal 1983, Paolo si occupa da anni di divulgazione scientifica, soprattutto nel campo della medicina e della biologia. È l'ideatore dello Sportello Cancro, il sito creato da corriere.it sull'oncologia in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi. Ha collaborato per diversi anni con le pagine della Scienza del Corriere della Sera. È fondatore e direttore di PRC-Comunicare la scienza.

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